La dinamica del buco nero M87*

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Mariafelicia De Laurentis, astrofisica dell'Università Federico II e dell'Infn, è tra i protagonisti delle scoperte sul primo buco nero mai fotografato, chiamato M87*, che dopo sei anni dalla prima immagine, fornisce informazioni preziose, permettendo di conoscere quanto accade vicino al suo margine, in particolare la struttura e la dinamica del plasma.

M87* è circondato da un ambiente turbolento e instabile.

A descrivere le nuove caratteristiche sulla rivista Astronomy & Astrophysics è la collaborazione internazionale Event Horizon Telescope (Eht), la stessa autrice della celebre foto e alla quale l'Italia partecipa con Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).

"Osservando il buco nero in evoluzione e confrontandone le osservazioni progressive, abbiamo fatto un importante passo avanti nella comprensione delle complesse dinamiche che lo governano", dice il coordinatore della ricerca Hung-Yi Pu, della National Taiwan Normal University. 

L'analisi, che combina osservazioni fatte nel 2017 e nel 2018, indica che l'asse di rotazione del buco nero punta lontano dalla Terra e che il disco di gas caldo che circonda M87* ruota nella direzione opposta rispetto a quella del buco nero. Anche la regione più luminosa dell'anello si è spostata in senso antiorario, di circa 30 gradi rispetto al 2017.

"Le nostre analisi suggeriscono che proprio quest'ultimo scenario, in cui il gas ruota contro la rotazione del buco nero, è quello che meglio giustifica le variazioni osservate nel corso degli anni. Questo perché il moto retrogrado genera un ambiente più turbolento e instabile, favorendo fluttuazioni più marcate nell'emissione luminosa dell'anello che circonda il buco nero", rileva Mariafelicia De Laurentis.

La ricerca ha permesso inoltre di ottenere un archivio di circa 120.000 immagini di simulazione, il triplo rispetto a quelle utilizzate finora, e permetterà di fare nuove previsioni teoriche su alcuni dei fenomeni più misteriosi dell'universo. I ricercatori stanno ora analizzando i dati del 2021 e 2022 per ottenere ulteriori dati sui fenomeni osservati finora e questo, conclude De Laurentis, permetterà di "mettere alla prova in modo più rigoroso le previsioni della relatività generale in condizioni estreme di gravità".


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