Un'antica storia d'amore orchestrata dal clima
Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Science da un'équipe internazionale di scienziati fra cui Pasquale Raia del DiSTAR, Dipartimento del Scienze della Terra, dell'Ambiente e delle Risorse dell'Ateneo federiciano rileva che i cambiamenti passati della CO2 atmosferica e i corrispondenti spostamenti del clima e della vegetazione hanno svolto un ruolo chiave nel determinare quando e dove antiche specie umane si sono incrociate.
Gli esseri umani hanno nel loro DNA una piccola quantità di geni derivanti da altre specie umane estinte, ovvero i Neanderthal e i misteriosi Denisoviani. Nel 2018 fu annunciata la scoperta di un individuo vissuto 90.000 anni fa, in seguito soprannominato Denny, che si scoprì essere una bambina, figlia di un padre Denisoviano e di una madre Neanderthal. Denny, insieme ad altri individui rinvenuti nella grotta di Denisova, in Siberia, testimonia che gli incroci erano probabilmente comuni tra le specie umane, e non limitati alla nostra discendenza.
Per scoprire quando e dove è avvenuta l'ibridazione umana, il team di scienziati autori del nuovo studio di Science, composto da esperti di clima e paleobiologi della Corea del Sud e dell'Italia, ha incrociato il record archeologico con i dati di DNA antico e le simulazioni del clima del passato condotte da un supercomputer. Il team ha scoperto che i Neanderthal e i Denisoviani avevano preferenze ambientali diverse. In particolare, i Denisoviani erano molto più adattati agli ambienti freddi, caratterizzati da foreste boreali e persino dalla tundra, rispetto ai loro cugini Neanderthal che preferivano invece le foreste temperate e gli ambienti di prateria.
Tuttavia, gli scienziati hanno scoperto che durante i periodi interglaciali le elevate concentrazioni di CO2 nell'atmosfera e le miti condizioni climatiche hanno causato un'espansione verso est della foresta temperata nell'Eurasia centrale, creando corridoi di dispersione per i Neanderthal nelle terre dei Denisoviani. "Quando Neanderthal e Denisoviani condividevano un habitat comune, c'erano più incontri e interazioni tra i gruppi, il che avrebbe aumentato la possibilità di incrociarsi", commenta il professor Axel Timmermann, direttore dell'ICCP e professore alla Pusan National University, in Corea.
La simulazione delle passate sovrapposizioni di habitat non solo inserisce Denny in un contesto climatico preciso, ma concorda anche con altri episodi di incrocio fra 78 e 120 mila anni fa.
Una delle sfide principali che i ricercatori hanno affrontato nel loro studio è stata quella di stimare le condizioni climatiche preferite dai Denisovani. "Per gestire i dati molto scarsi sui Denisovani, abbiamo dovuto ideare nuovi strumenti statistici che tenessero conto anche delle relazioni ancestrali note tra le specie umane", spiega il professor Pasquale Raia. "Questo ci ha permesso per la prima volta di stimare dove potessero aver vissuto i Denisoviani. Con nostra sorpresa, abbiamo scoperto che il Nord Europa sarebbe stato un ambiente adatto a loro", gli fanno eco le giovani collaboratrici del professor Raia, le dottoresse Silvia Castiglione e Marina Melchionna.
"Non si sa se i Denisoviani abbiano mai vissuto a ovest dei monti Altai, ma è possibile verificarlo con analisi genetiche su grandi campioni di ascendenza denisoviana nelle popolazioni europee. Tali analisi dovrebbero gettare nuova luce sul rapporto tra dispersione precoce, invasione dell'habitat e diversificazione genetica umana", continua il dottor Alessandro Mondanaro dell'Università di Firenze.
Climate shifts orchestrated hominin interbreeding events across Eurasia, Jiaoyang Ruan, Axel Timmermann, Pasquale Raia, Kyung-Sook Yun, Elke Zeller, Alessandro Mondanaro, Mirko Di Febbraro, Danielle Lemmon, Silvia Castiglione, Marina Melchionna, Science, doi:10.1126/science.add4459
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