I vaccini e i social media

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Il dibattito pubblico sui vaccini anti Covid-19, con tutte le argomentazioni che l'accompagnano è più acceso che mai, ma c'è un aspetto, però, centrale in tale dibattito: l'importanza che rivestono i social media nel percorso di ricerca di informazioni relative alle vaccinazioni. É certo, infatti, che i mezzi di comunicazione tramite web rappresentano oggi una fonte di influenza spesso decisiva nei processi informativi e decisionali del pubblico sulla propria salute. 
 
Occorre innanzitutto sottolineare il problema delle fake news riguardo i vaccini che imperversano sulla rete. Un altro aspetto che poi emerge, purtroppo, è la supremazia di opinioni negative, con i commenti aggressivi e martellanti dei NoVax, su quelle positive. Per questo motivo spetta a tutti, in primis a noi ricercatori e medici, diffondere comunicazioni pertinenti, chiare e facilmente accessibili attraverso gli strumenti tecnologici, dai siti web istituzionali alle varie piattaforme della comunicazione digitale. Nell'era della "rivoluzione sociale" tutti noi scienziati, medici e non, abbiamo due scelte possibili: lasciarci sopraffare dai social media o imparare a usarli e intervenire.

L'utilizzo dei social media in sanità e in campo vaccinale risulta sempre più necessario per fare "community engagement" (coinvolgimento e responsabilità partecipativa delle comunità) nella popolazione sulle tematiche della salute collettiva e della prevenzione vaccinale. Per ciascun social media l'approccio e il linguaggio cambiano in base al target. La sanità oggi richiede non solo bravi operatori sanitari, ma anche bravi comunicatori che sappiano creare un legame con le comunità, nella vita reale come in quella "virtuale".
 
La semplificazione mediatica riguardo i vaccini, in termini di pro e contro, non aiuta la comprensione del fenomeno. Questa contrapposizione non solo limita la capacità di indagare la questione dell'esitazione, ma altera anche le condizioni affinché la scienza faccia chiarezza e offra possibili risposte. In ogni caso, se l'ambito naturale del confronto scientifico sulla produzione della conoscenza si sposta sul piano mediatico, l'effetto non può che essere una circolazione eccessiva e disordinata di informazioni che può determinare idee e comportamenti discordanti. A questo punto anche le informazioni fornite dagli esperti appaiono insufficienti e incerte e non bastano a consentire una scelta ponderata e consapevole, diventando oggetto di strumentalizzazione politica ed enfatizzazione mediatica. 
 
Maurizio Bifulco 
Professore di Patologia Generale e Storia della Medicina, Università di Napoli Federico II
 
Edoardo Boncinelli
Professore di Biologia e Genetica presso l'Università "Vita-Salute" San Raffaele di Milano
 

Redazione

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