Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario di Domenico Rea

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L'8 settembre 2021 cade il centenario della nascita di Domenico Rea, venuto al mondo a Napoli appunto l'8 settembre 1921 e morto nella stessa città nel 1994. Il centenario è un'occasione importante per riproporre all'attenzione nazionale e internazionale la produzione dello scrittore che, a partire soprattutto dalla raccolta di racconti Spaccanapoli (Milano, Mondadori, 1947), si impose come caso letterario per critica e pubblico, divenendo nei decenni successivi uno dei più importanti autori italiani. 

Per farlo il Ministero della Cultura ha istituito il "Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario di Domenico Rea" con Decreto ministeriale n. 220 del 17 giugno 2021, che ha l'obiettivo di riportare al centro del dibattito storico-critico e filologico la produzione letteraria di Rea e di quella generazione meridionale a lui vicina. Grazie alla sinergia di diverse istituzioni culturali e accademiche sono stati progettati convegni internazionali e giornate di studi, che coinvolgeranno scrittori contemporanei e studiosi di diverse sedi accademiche.

Il Comitato si è insediato il 29 giugno 2021 e ha eletto all'unanimità Pasquale Sabbatino e Vincenzo Caputo, entrambi dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, rispettivamente Presidente e Segretario Tesoriere del Comitato.

«Sarà un anno intenso - dichiara Pasquale Sabbatino - di attività dedicate alla produzione di Domenico Rea. Le sue opere meritano di essere analizzate e riattraversate non solo da docenti e studiosi ma anche dai più giovani. Si prenda il caso dei suoi Pensieri della notte, recentemente riproposti dalla casa editrice Dante & Descartes con la prefazione di un Maestro della Federico II, Matteo Palumbo. Qui troviamo il personaggio Igalo, professore di filosofia e amico del narratore. Di fronte al cielo di Napoli egli afferma: "non si massifica. Non fa mai muro. Non esclude mai l'idea che di là ci sia luce, il varco della speranza. È un cielo in viaggio. Cieli di questo tipo li ha dipinti solo Francesco Goya". A Igalo, come a Rea e a noi lettori, davvero non interessa se Goya sia stato a Napoli o se abbia solo sentito parlare del nostro cielo. La nostra attenzione è tutta su quel varco della speranza, su quel foro che sempre vediamo o ci sembra di vedere anche quando il cielo è nerissimo, "un foro donde piove una luce abbagliante"».

«L'obiettivo del Comitato - spiega Vincenzo Caputo - è quello di sondare gli spazi trascurati dalla critica, le zone d'ombra della sua produzione, al fine di fornire un'immagine dello scrittore lontana da banalizzazioni e stereotipi. Si consideri, in questo senso, la sua produzione teatrale. In Re Mida (1979) il popolo in difficoltà riceve in cambio dal sovrano sfruttatore un mucchio d'oro. Solo "Un uomo" rifiuta quell'oro, considerandolo umiliante: «chiedo lavoro vero, sicuro […], vorrei una volta sola uscire io e mia moglie e i figli miei e comprarci il gelatino e guardare il mare e dire "Quanto è bella la vita"». Senza lavoro non c'è giustizia sociale, non c'è libertà; senza lavoro più semplicemente non c'è dignità. Mi sembra questa - a distanza di circa quarant'anni - un'affermazione sulla quale vale ancora la pena riflettere».


Redazione

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