Ateneo in lutto. È venuto a mancare il professore Giuseppe Ambrosino

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Professore di Teoria dei Sistemi, Peppe Ambrosino ha fornito un contributo significativo alle attività scientifiche, didattiche e organizzative della Facoltà di Ingegneria, del Dipartimento di Informatica e Sistemistica e del Dipartimento di Ingegneria Elettrica e delle Tecnologie dell'Informazione (DIETI) dell'Ateneo Fridericiano, sin dalla sua costituzione. Egli è stato un riferimento costante e ha svolto importanti ruoli istituzionali (Presidente di Corso di Studi, Membro di Giunta, Coordinatore della Commissione di Programmazione), ma ricordarlo solo per questo sarebbe fortemente limitativo.

E' stato per tutta la comunità una grande guida morale e intellettuale, avendo la capacità di dialogare con lo scopo di raggiungere decisioni condivise, ma soprattutto applicabili ed eque. Per questo è stato il coordinatore ideale delle "questioni difficili". Tutto ciò è stato possibile perché l'intera comunità ha sempre riconosciuto in Peppe Ambrosino una capacità di visione e una logica impressionante, armonizzata da una grande disponibilità e onestà di pensiero. Un professore che andava fiero non del suo ruolo, ma del suo contributo a un sistema di regole rigorose ma condivise.

Al Dipartimento si è avuto un significativo cambio generazionale; quasi tutti i docenti sono stati allievi del prof. Ambrosino e ricorderanno sempre le sue capacità didattiche, la cristallinità di esposizione, il suo procedere accompagnando il ragionamento e la forza del suo modo di esporre con un linguaggio, anche dei gesti, che "spingeva i concetti verso la mente" degli studenti. In una sola parola un esempio, che è sicuramente il ricordo più bello che un professore possa lasciare.

Spirito d'iniziativa e senso della modernità sono stati la costante della sua attività. Nella didattica capofila nell'innovazione ha portato al successo delle lauree in Ingegneria dell'Automazione delle quali è stato ideatore e presidente del Corso di Studi dal 2000 al 2013. Nella ricerca scientifica ha spinto i suoi colleghi con convinzione al confronto internazionale, nel reclutamento dei giovani ad adottare criteri squisitamente meritocratici.

Mente lucida e veloce, di carattere forte, difensore degli interessi di tutti, aveva la capacità di sostenere efficacemente, nei consessi in cui ci ha rappresentato, anche idee che non collimavano esattamente con le sue. Fino alla fine, chiunque abbia collaborato con lui ha apprezzato la passione e l'energia che metteva nel lavoro e infondeva negli altri.

La sua mancanza è stata avvertita da quando ha deciso di uscire un po' in anticipo dalla vita accademica, rimanendo peraltro molto attivo sul fronte della ricerca. Oggi che se n'è andato veramente, ci lascia il compito di riflettere su quanto di buono e di moderno ci ha trasmesso.

 


Redazione

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