Coltiviamo lo spazio

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L'esperienza della pandemia da COVID19 in cui siamo ancora immersi ha richiesto per la prima volta l'adozione di un periodo di lockdownche ha dimostrato le grandi potenzialità del nostro pianeta dal punto di vista ecologico e biologico nel riprendersi gli spazi che la natura merita di avere. La ripresa delle attività umane fino ai livelli pre-COVID condurrà, di nuovo, a uno sfruttamento eccessivo delle risorse naturali e la questione ambientale e di sostenibilità del ritmo di consumo di materie prime del pianeta Terra torneranno a essere prioritari. Tutto ciò in un contesto globale in cui alla scarsità di risorse ambientali, quali acqua e suolo, si aggiungono i cambiamenti climatici e l'estinzione di specie vegetali e animali che procedono a un tasso senza precedenti.

La colonizzazione di pianeti lontani e, in particolare, del pianeta Marte, per alleggerire la pressione esercitata sul nostro pianeta, è una delle ipotesi più intriganti e con ottime possibilità di riuscita nel lungo termine.

I dati riportati nei recenti lavori scientifici "Geo-mineralogical characterisation of Mars simulant MMS-1 and appraisal of substrate physico-chemical properties and crop performance obtained with variable green compost amendment rates" e "Mars Regolith Simulant Ameliorated by Compost as in situ Cultivation Substrate Improves Lettuce Growth and Nutritional Aspects", pubblicati sulle riviste Science of the Total Environment Plants, dimostrano che alcune criticità sull'autosufficienza delle future colonie possono essere superate grazie all'utilizzo in-situ di suoli marziani per la crescita delle piante in sistemi di controllo ambientale biorigenerativi di supporto alla vita dell'equipaggio. In questi sistemi le piante svolgeranno il ruolo biologico centrale di rigenerare l'aria grazie alla fotosintesi, purificare l'acqua attraverso la traspirazione e produrre cibo magari riutilizzando parzialmente gli scarti organici dell'equipaggio. 

Questi risultati possono essere i primi passi per affrontare future crisi sanitarie e alimentari o per colonizzare ambienti ostili terrestri. Il successo di queste sperimentazioni è dovuto alla stretta collaborazione fra un gruppo di ricerca federiciano interdisciplinare del Dipartimento di Agraria, del Centro di Ricerca Interdipartimentale sulla Earth Critical Zoneper il supporto alla Gestione del Paesaggio e dell'Agroambiente (CRISP) e del Laboratory of Crop research for Space (Paola Adamo, Stefania De Pascale, Simona Vingiani, Youssef Rouphael, Mario Palladino, Antonio Giandonato Caporale, Antonio Pannico, Christophe El-Nakhel, Luigi Giuseppe Duri, Michele Ciriello) e il gruppo di ricerca del Dipartimento di Farmacia, attraverso la Cattedra Unesco "Educazione alla Salute e allo sviluppo sostenibile" coordinato dal professore Alberto Ritieni. I risultati indicano che è possibile proporre una soluzione sostenibile per produrre ortaggi su simulanti di suolo marziano fornendo le basi per le future coltivazioni in colonie spaziali sopperendo così alla necessità di trasportare pesi tecnicamente insostenibili alla partenza per i viaggi interstellari.


Redazione

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