Come alla Corte, "Le cellule staminali e le sfide della medicina rigenerativa"

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Cellule staminali e medicina rigenerativa in primo piano nel sesto appuntamento di "Come alla Corte di Federico II - ovvero parlando e riparlando di Scienza". La manifestazione, organizzata dall'Università degli Studi di Napoli Federico II e inserita nel programma di F2 Cultura, vede in programma un ciclo di interviste su temi di attualità.

Giovedì 28 febbraio 2019, alle 20.30, al Centro Congressi federiciano di via Partenope 36, Tommaso Russo e Lucio Nitsch, docenti della Federico II, affronteranno il tema "Le cellule staminali e le sfide della medicina rigenerativa".

"Il corpo umano consiste di circa 37.000 miliardi di cellule. Alcuni miliardi di queste muoiono ogni giorno e vengono rimpiazzate da cellule nuove, simili a quelle che sono andate perse. Ciò è dovuto al fatto che in quasi tutti i tessuti esistono cellule speciali, che chiamiamo staminali tissutali, che hanno due proprietà essenziali: mantengono per tutto l'arco della vita la capacità di dividersi ed hanno la possibilità di 'differenziarsi',cioè di acquisire le caratteristiche del tessuto a cui appartengono.

Tipicamente, una cellula staminale che si divide dà origine a due cellule, una con le stesse caratteristiche della madre, l'altra che acquisisce progressivamente le caratteristiche del tessuto in cui si trova  (sangue, pelle, etc.). E' grazie alla presenza di queste cellule staminali tissutali che la medicina rigenerativa ha conseguito i suoi successi più importanti.

I primi sono quelli relativi al trapianto di midollo osseo. Le cellule staminali presenti nel midollo osseo di un donatore possono essere trasferite nel sangue di un ricevente dove, se si annidano correttamente nelle ossa (donatore e ricevente devono essere compatibili), producono ogni giorno molti miliardi di cellule del sangue perfettamente funzionanti. Così si curano oggi, per esempio,molte leucemie.

Ma si può fare di più! Le cellule del midollo osseo, prelevate da una persona con una malattia genetica, possono essere 'corrette' mediante tecniche di 'ingegneria genetica' e reinserite nella stessa persona dove riprendono a funzionare normalmente. In questo modo è possibile aggirare il problema del rigetto e curare alcune malattie rare ma devastanti", scrive Lucio Nitsch

"Il termine "medicina di precisione" è diventato molto popolare. Probabilmente perché ci fa sentire più tranquilli: è rassicurante sentirsi curati da una medicina "precisa", che, in quanto tale, sembra infallibile.

Cerchiamo di capire cosa è questa medicina di precisione. Nei primi anni dell'800, un medico inglese, James Blundell, che faceva soprattutto l'ostetrico, ebbe un'idea. Alcune sue pazienti morivano dopo il parto a causa di una emorragia. E così un giorno fece una prova: prese un bel po' di sangue al marito della puerpera, un robusto giovanotto, e lo iniettò nella ragazza, poverina ormai in fin di vita. La ragazza si riprese e si salvò. Visto il successo del tentativo, provò altre volte. In qualche altro caso funzionò, ma troppe volte non solo non ebbe effetto, ma la giovane neo mamma morì rapidamente e non in conseguenza dell'emorragia. Per quasi cent'anni nessuno parlò più dell'idea avuta dall'ostetrico inglese, fino a quando Landsteiner non scoprì i gruppi sanguigni. Ora tutti sanno che se un individuo appartiene al gruppo A non bisogna trasfondergli sangue di gruppo B. Blundell non lo sapeva. A Landsteiner diedero il premio Nobel.

La medicina di precisione di oggi è molte cose diverse. Un esempio che si può fare è quello del cancro,un termine generico con cui identifichiamo una malattia, per lo più etichettandola con l'organo in cui si manifesta. Ma i cancri sono diversi l'uno dall'altro. Nel DNA di una cellula tumorale si accumulano mutazioni; molte sono irrilevanti (passengers),altre sono causative (drivers). Identificare una mutazione driver nel tumore di uno specifico paziente rende possibile il trattamento mirato, vale a dire con un farmaco che ha come bersaglio quella specifica mutazione. In molti casi questo metodo "preciso" dà già ottimi risultati.

E le cellule staminali? La sostituzione di un organo che non funziona più bene è da anni una realtà, che purtroppo si confronta con molti problemi. Il pezzo di ricambio ideale è quello appartenente ad un gemello identico, che ovviamente non sempre esiste. In tutti gli altri casi, l'organismo che riceve il trapianto, ancorché "compatibile", non lo gradisce ei farmaci che contrastano il rigetto dell'organo trapiantato hanno effetti indesiderati anche gravi. La medicina di precisione ci fa guardare con fiducia al futuro. Da alcuni anni è possibile prelevare dalla cute di un individuo un po' di cellule che possono essere "riprogrammate" in vitro in maniera da diventare cellule staminali pluripotenti, cioè in tutto simili alle cellule presenti nell'embrione nei primissimi giorni di vita. Cellule che sono capaci di diventare qualsiasi cellula dell'organismo adulto e, forse, anche un organo completo da poter trapiantare senza pericolo di rigetto. E, se il paziente da cui abbiamo prelevato il pezzetto di cute è portatore di un difetto genetico, è possibile, con le metodologie di cui disponiamo, anche riparare il difetto genetico e avere quindi, in linea di principio, cellule sane per sostituire quelle malate.

I progressi degli ultimi anni fanno intravedere una medicina molto più precisa di quanto non lo sia oggi. Personalizzata", spiega Tommaso Russo.

Lucio Nitsch Nato a Napoli il 04/08/49. Laureato in Medicina e Chirurgia. Professore ordinario di Biologia Applicata dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, insegna nei corsi di Biologia Molecolare e Cellulare e di Genetica della Scuola di Medicina e Chirurgia. E' stato direttore di Dipartimento, coordinatore del Dottorato di Ricerca, membro del Nucleo di Valutazione di Ateneo. Gli interessi scientifici recenti riguardano la funzione e la dinamica mitocondriale nelle patologie neurodegenerative e l'utilizzo di cellule staminali derivate da persone con sindrome di Down come modello di malattia per individuare farmaci che possano avere efficacia contro i sintomi neurologici. Ha lavorato per un trienno presso il National Cancer Institute, NIH, Bethesda, USA. È stato coordinatore nazionale e responsabile di unità operativa di numerosi progetti PRIN. È stato titolare di finanziamenti da AIRC, Telethon, CNR, MIUR, BIOGEM, Regione Campania, FondationJéròme Lejeune. Svolge attività di peer reviewer per numerose riviste scientifiche ed Enti di finanziamento della ricerca (MIUR, CIVR, ANVUR, ATIP-Avenirprogram from Inserm and CNRS eAgenceNationale de la Recherche - ANR). Membro di numerose Società Scientifiche tra cui ABCD (di cui è stato segretario) - ETA (ha fatto parte della Executive Committee) - AIBG – ASCB – SIGU – ELSO – ESHG – ECA - The Endocrine Society.Èautore di circa 110 pubblicazioni su prestigiose riviste internazionali.

Tommaso Russo è laureato in Medicina e Chirurgia ed è professore di Biologia molecolare del Dipartimento di Medicina molecolare e biotecnologie mediche dell'Università di Napoli Federico II. I suoi interessi scientifici hanno riguardato principalmente la regolazione dell'espressione genica, in particolare nel sistema nervoso, e le relazioni che essa ha con le basi molecolari della malattia di Alzheimer. Da alcuni anni si occupa soprattutto dello studio della regolazione genica nel differenziamento delle cellule embrionali staminali e delle cellule pluripotenti indotte. Le sue ricerche sono state finanziate da alcuni programmi della Commissione Europea, dal MIUR e altri enti pubblici e da Charities tra cui l'Alzheimer association negli Stati Uniti, l'AIRC e Telethon. Ha fatto parte dal 2001 al 2012 dell'Editorial Board della rivista The Journal of Biological Chemistry. È stato inoltre direttore di Dipartimento dal 2007 al 2018, membro del CUN dal 2011 al 2014 e del Senato accademico dal 2013 al 2018.


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