Ciclo di incontri 'Pena e Società oggi'

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Si conclude martedì 3 luglio 2018 il ciclo di incontri "Pena e Società oggi" promosso dal movimento universitario "società pericolosa".

In concomitanza con la progressiva diffusione del modello economico e culturale di tipo consumistico si è verificato un rilevante aumento della criminalità; il tasso delle rapine, solo per fare un esempio, è 18 volte quello del 1968. Secondo la Costituzione Italiana (art. 41) l'iniziativa economica privata "non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana". Invece, agli aumenti di accumulazione finanziaria corrispondono crescenti sacche di esclusione sociale e povertà. Le conseguenze dirette di questo impoverimento possono essere riassunte in un dato drammatico: il 30% di quindicenni figli di poveri non è in grado di comprendere testi scritti. Il livello medio di occupazione in Italia è bloccato al 62,3%: in Europa siamo penultimi, peggio di noi solo la Grecia.

Su questi argomenti è stato organizzato il ciclo di incontri con lezioni svoltesi ogni martedì e giovedì alle 14.30 presso i padiglioni detentivi del carcere di Poggioreale.

Lezioni che hanno avuto inizio il 24 maggio con il seminario tenuto da Francesco Marco de Martino, aggregato di diritto penale e criminologia Università degli Studi di Napoli Federico II, e termineranno con l'intervento di Isaia Sales, titolare dell'insegnamento di Storia delle mafie presso il Suor Orsola Benincasa.

Il crimine e la criminalità non possono continuare ad essere ricondotti solo alla relazione –altamente deresponsabilizzante per la classe di governo – "sistema penale - individuo che delinque". Va stigmatizzata l'involuzione da uno stato sociale ad uno stato securitario, orientato a scopi di mera deterrenza. L'intervento penale, da solo, si è mostrato del tutto inadeguato a risolvere conflitti sociali complessi: esso si riduce a risposta puramente simbolica, a sterile illusione repressiva (la recidiva dei detenuti si attesta intorno al 70%).
Il perseguimento di finalità, costituzionalmente imposte, di rieducazione, intesa quale risocializzazione mediante trattamento individuale, non può esimere l'ordinamento dal farsi carico anche della genesi dei delitti, spesso insita nella stessa struttura sociale.

Il legislatore penale fornisce risposte di corto respiro a fenomeni criminosi che andrebbero affrontati anche con una nuova agenda protesa all'attuazione dei principi costituzionali attraverso la concretizzazione di diritti sociali (non solo civili), finalizzati alla protezione delle persone per l'intero arco della vita principalmente attraverso la garanzia del lavoro, l'indennità di disoccupazione, la salute, la scuola e le politiche per l'alloggio.

Chi delinque appare giorno per giorno più lontano dall'accesso a strumenti realmente idonei a rimuovere o ridurre le ingiustizie sociali dalla sua esistenza. Ma la reazione non può e non deve essere trovata in un crimine, individuale o di un clan. La storia insegna, e il ciclo di incontri è teso a farlo emergere con chiarezza, che queste azioni criminose sono destinate a predisporre al fallimento esistenziale. Bisogna percorrere un'altra strada diretta a trasformare una reazione egoistica e criminosa in coscienza e azione politica.

Per partecipare è necessario accreditarsi presso la direzione del carcere inviando una mail a societapericolosa@gmail.com.

 

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