Essere forestiero: tra diritto di cittadinanza e dovere civico di ospitalità
"Essere forestiero: tra diritto di cittadinanza e dovere civico di ospitalità" è il tema che verrà affrontato mercoledì 6 dicembre nell'incontro del ciclo ‘Dialoghi con la città 2017'.
Le conversazioni, tutte su tematiche di grande attualità, nascono da un'iniziativa congiunta che vede impegnata l'Università degli Studi di Napoli Federico II con l'Arcidiocesi di Napoli.
L'incontro del 6 dicembre 2017 si terrà dalle 10.30 nell'Aula Spinelli del Dipartimento di Scienze Politiche, in via L. Rodinò, 22, a Napoli.
Apriranno la mattinata di riflessioni i saluti istituzionali di Gaetano Manfredi, Rettore dell'Università Federico II, Marco Musella, Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche, e Adolfo Russo, Responsabile Pastorale culturale Arcidiocesi di Napoli.
Della I Sessione sarà chair Giuseppe Acocella che introduce i lavori, della II Sessione sarà chair Francesco Dandolo, entrambi federiciani.
Le conclusioni saranno affidate al Cardinale dell'Arcidiocesi di Napoli Crescenzio Sepe.
"Da qualche anno il Cardinale Sepe ha istituito l'esperienza dei "Dialoghi con la città" – spiega il professore Giacomo Di Gennaro, docente del Dipartimento di Scienze Politiche che partecipa all'organizzazione degli incontri presso la Federico II -. Attraverso interventi e Lettere Pastorali, che per il 2017 è "accogliere i pellegrini", interroga e s'interroga sul presente e il futuro del nostro territorio. L'attenzione agli stranieri e a quanti condividono la sorte dell'emarginazione è la nota centrale che ispira il prossimo anno pastorale. Da qui l'esigenza manifestata dal Cardinale di incontrare i giovani universitari e alcuni esperti sui temi al centro della questione immigratoria che, oggi, riguardano, tra l'altro, l'attesa riforma della cittadinanza la cui proposta di legge è ferma al Senato ed è stata oggetto di scontri e confronti accesi. Il confronto sul c.d. "Ius Soli temperato" e lo "Ius culturae" è solo un aspetto del più ampio fenomeno dell'immigrazione che si declina a partire dal modo in cui si affronta in modo processuale l'emergenza, l'accoglienza, la costruzione di percorsi e traiettorie più efficaci di integrazione e riconoscimento della parità di diritti. L'area di ostilità che a volte si respira in alcune parti del nostro Paese contrasta con la lunga tradizione di accoglienza che le regioni meridionali hanno saputo produrre nella storia. E spesso non si coglie la trasformazione interna che l'immigrazione ha subito in quanto non più legata sola alla ricerca del lavoro e di una migliore condizione di vita ma a ondate di rifugiati dai conflitti; all'aumento della pressione migratoria dal continente africano; al diffondersi degli attacchi terroristici; alla crisi economica non ancora appieno riassorbita. Questi processi hanno nutrito l'avversione crescente per le forze della globalizzazione; hanno rafforzato i nazionalismi, i regionalismi, i localismi, i nativismi; hanno esaltato le pulsioni xenofobe e razziste. Al punto che prender partito per una ragionevole revisione della normativa sulla cittadinanza è apparso un atteggiamento pericoloso sotto il profilo del consenso dell'opinione pubblica e dell'elettorato".
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