Addio a Nicola Pagliara

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Il Rettore Gaetano Manfredi, il Presidente della Scuola Politecnica Piero Salatino, il Direttore del Dipartimento di Architettura Mario Losasso e i docenti tutti partecipano rattristati a dolore della collega Francesca  e dei  familiari per la perdita del Professore Nicola Pagliara,  Maestro della scuola di architettura dalla notorietà internazionale,  avvenuta il 9.05.2017 .

Nicola Pagliara,  già professore ordinario di progettazione  architettonica del nostro ateneo,  fa parte dei Maestri della scuola di architettura di Napoli,  a partire dalla sua attività  come assistente del prof. Carlo Cocchia, dal quale ben presto si distacca,  e poi  come professore di progettazione architettonica per diverse  generazioni di  studenti,  ma anche, e soprattutto, per aver progettato molteplici opere a Napoli, a Salerno e non solo. Un Maestro che non ha mai abbandonato la pratica per la teoria, anzi ha avuto la maestria di sapere e volere fondere i due aspetti, quello più aulico e ricco di riferimenti culturali delle teorie costruttive e delle regole compositive con la pratica del cantiere nel suo farsi, trasmettendo agli allievi il sapere dell'arte del costruire, appresa anche da Otto Wagner e la Scuola Viennese.

Pagliara si è contraddistinto nel panorama nazionale e internazionale per le sue opere che  sono state trattate dai maggiori storici contemporanei come Bruno Zevi, Renato De Fusco, Benedetto Gravagnuolo, Cesare de Seta, Pasquale Belfiore, Luigi Prestinenza Puglisi, Sergio Polano fino a Paolo Portoghesi che lo inserisce come unico architetto napoletano nel suo volume  I Grandi Architetti del Novecento (Newton & Compton 1998) e scrive: «Nicola Pagliara è un Maestro di ironie architettoniche; dall'epoca del suo esordio ha messo insieme con la sapienza di un artigiano vecchio stile e la curiosità di un conoscitore accanito di architetture con la A maiuscola, un insieme di esperienze di grande qualità in cui le sue emozioni di intenditore, i suoi atti di fede, i suoi slanci, sono pudicamente celati sotto lo splendore freddo e specchiante dei suoi marmi, sotto il distacco di una grafia virtuosistica che rimuove l'oggetto rappresentato dalla flagranza dell'oggi verso le mitiche età d'oro del Movimento Moderno». Uno dei protagonisti dell'identità dell'architettura italiana che ha caratterizzato la sua opera  con la conoscenza della materia messa in pratica in tutte le sue opere. Dalla casa in pietra sulla costiera amalfitana, ai legni dei suoi numerosissimi arredamenti di negozi e case di lusso, dalle torri Edilres e del Banco di Napoli del Centro Direzionale, dalle stazioni della SEPSA al portico de Il Mattino, alla Fontana su via Toledo che riallinea il basamento del palazzo piacentiniano  alla  unitaria cortina stradale e a tantissime altre opere recenti. Autore nel 1995 della riconfigurazione dell'austera Aula Magna Storica e dell'intero Rettorato della Federico II, per i quali disegna dai marmorei pavimenti agli elementi di arredo, dalle lampade sino al più piccolo dettaglio, il tutto in wagneriana memoria. Definito da Renato De Fusco, Professore Emerito di Storia dell'Architettura, nel volume Napoli nel Novecento (Electa Napoli 1994) «uno tra i migliori  disegnatori nell'accezione più classica ed aulica del termine, dell'architettura napoletana del Novecento

Personaggio elegante e dal raffinato umorismo,  amante del cinema, in particolare grande conoscitore di  Fellini e Rosi, le sue lezioni ricche di paralleli tra architettura e cinema,  letteratura, poesia e filosofia attraevano un vasto ed eterogeneo pubblico. Come è avvenuto quando, nel 2010, andato in pensione dall'Università, si è offerto di fare un impegnativo ciclo di dieci lezioni a due voci, coinvolgendo storici, antropologi, filosofi, sociologi. La prima nell'aula Gioffredo di Palazzo Gravina, dove per anni aveva tenuto le sue canoniche lezioni, ha messo in crisi l'ospitalità della facoltà con centinaia di persone accalcate ovunque, così  le successive sono state tenute in una gremita aula magna di Ingegneria, all'ultima, cui fu presente tutto il Rettorato,  nell'aula Magna Storica della Federico II.

La stessa aula dove nel maggio dell'anno scorso il Rettore Gaetano Manfredi, come atto di omaggio,  ha voluto che si presentasse il volume  di Pagliara Architects Memories, pubblicato da Paparo Edizioni:  una sintesi dell'articolata e complessa personalità dell'autore con i suoi progetti, le sue grandi passioni per l'architettura e le arti ad essa collegate. Una sorta di autobiografia che raccoglie scritti dei suoi più diretti allievi, divenuti in seguito anche colleghi della Federico II e di altri atenei: Francesco Bruno, Giovanni Di Domenico, Enrico Sicignano, il compianto Gino Anselmi, con importanti testimonianze, come quella di Sandro Raffone che scrive «mi affacciai nella bottega di Nicola Pagliara, una vicenda che ha dato una svolta alla mia vita.» Anche in quella circostanza alla presenza di un folto e qualificato pubblico i relatori Gaetano Manfredi, Arturo De Vivo, Mario Losasso, Gilberto Marselli, Francesco Bruno e chi scrive, hanno dialogato con l'autore sulla sua opera.

Con Nicola Pagliara, nato a Roma nel 1933, la Scuola di Architettura, la Federico II e il mondo culturale tutto perde uno dei significativi protagonisti la cui opera ha segnato, interessanti ricerche e sperimentazioni che ancora oggi rimangono di grande attualità per gli allievi di architettura e per la ricerca.

                                                                                                                    Alessandro Castagnaro

 

 

 

 

Sintetico Curriculum dal volume Architects Memories

Nicola Pagliara è nato a Roma; laureatosi a Napoli nel 1958 ha percorso presso la Facoltà di Architettura tutti i livelli istituzionali fino a diventare Professore Ordinario di Progettazione Architettonica nel 1975.
Nel 1979 ha ricevuto dal Presidente della Repubblica il premio per l'Architettura dell'Accademia di S. Luca; ha pubblicato numerosi saggi sull'Architettura ed album di progetti. Le sue opere sono state ospitate dalle più importanti riviste nazionali ed internazionali. Nei primi anni di professione ha progettato la centrale telefonica di Benevento. Un particolare interesse per l'architettura mitteleuropea e per il Futurismo italiano ed il Costruttivismo Russo, lo hanno portato a compiere molti viaggi di studio all'estero ed a scelte linguistiche vicine al mondo delle prime avanguardie.

Dopo aver progettato negli anni '70 essenzialmente edifici in pietra, successivamente analizza e verifica le possibilità concrete di un recupero espressionista del ferro. In questo filone produce fra il '70 e l'80 molte opere raffinando le tecniche della costruzione e l'uso dei materiali. Nello stesso periodo sviluppa anche uno speciale interesse per l'architettura napoletana del '600 e '700, sulla quale conduce attente analisi linguistiche, applicate in opere di restauro e ridesign. È proprio su questi temi che dagli anni '80 ha condotto la ricerca, intervenendo in numerosi convegni in Italia e all'estero. Ancora dall'80 ad oggi progetta e realizza numerose opere; partecipa a concorsi nazionali ed internazionali. La sua passione per il giornalismo attivo lo ha portato a collaborare con diversi quotidiani nazionali. Negli ultimi anni si è dedicato anche alla pubblicazione di racconti autobiografici e di saggi.


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