San Gregorio Armeno: Napoli e l'arte del Presepe

San Gregorio Armeno: Napoli e l'arte del Presepe

Il presepe è Napoli e Napoli è il presepe, l'uno non può esistere senza l'altra e viceversa. Ponendo in essere una digressione nozionistica, Il presepe (o presepio) è una rappresentazione della nascita di Gesù, derivata da tradizioni medievali.

Il termine deriva dal latino "praesaepe", cioè greppia, mangiatoia, composto da prae = innanzi e saepes = recinto, ovvero luogo che ha davanti un recinto.

l presepe moderno indica una ricostruzione tradizionale della natività di Gesù Cristo durante il periodo natalizio: si riproducono quindi tutti i personaggi e i posti della tradizione, dalla grotta alle stelle, dai Re Magi ai pastori, dal bue e l'asinello agli agnelli, e così via. La rappresentazione può essere sia vivente che iconografica.

La tradizione, prevalentemente italiana, risale all'epoca di San Francesco d'Assisi che nel 1223 realizzò a Greccio la prima rappresentazione vivente della Natività.

Il presepe è una rappresentazione ricca di simboli. Alcuni di questi provengono direttamente dal racconto evangelico. Sono riconducibili al racconto di Luca la mangiatoia, l'adorazione dei pastori e la presenza di angeli nel cielo. Altri elementi appartengono ad una iconografia propria dell'arte sacra: Maria ha un manto azzurro che simboleggia il cielo, San Giuseppe ha in genere un manto dai toni dimessi a rappresentare l'umiltà.

Molti particolari scenografici nei personaggi e nelle ambientazioni del presepe traggono inoltre ispirazione dai Vangeli apocrifi e da altre tradizioni.

Per quanto concerne il presepe napoletano, la vera portata e il lascito culturale risiedono nel realismo delle sue rappresentazioni. Non è più solo un simbolo religioso, ma uno strumento descrittivo, identificativo e unificante della comunità di appartenenza, nella sua dettagliata composizione.

Famosa a Napoli, infatti, è la nota via dei presepi, via san Gregorio Armeno, che offre una vetrina inimitabile di tutto l'artigianato locale riguardante il presepe.

Il primo presepio a Napoli viene menzionato in un documento che parla di un presepio nella Chiesa di S. Maria del presepe nel 1025. Ad Amalfi, secondo varie fonti, già nel 1324 esisteva una "cappella del presepe di casa d'Alagni".

Essendo un prodotto culturale, il presepe si diffonde nelle diverse culture con significative varianti. Anche se l'idea di base, quella cioè di ricreare la fatidica scena della nascita del Cristo, resta invariata, lo stesso non si può dire per i materiali usati e gli stili di costruzione dei diversi presepi.

Basti pensare che anche negli iper globalizzati United States of America, l'arte del presepe ha attecchito da tempo. Tra gli eventi annuali , infatti, spicca, sin dal 1957, l'allestimento del presepe napoletano a New York, dovuto a Loretta Hines Howard, una collezionista americana nata agli inizi del secolo scorso e morta nel 1982. La sua collezione fu donata al Metropolitan Museum of Art della Grande Mela nel 1964 e sin da allora la mostra natalizia di questa collezione permanente è un appuntamento immancabile per i newyorkesi.

Per quanto concerne la diffusione del presepe nel mondo, possiamo suddividere tutte le varianti presepiali in due grandi macroaree: quella europea e quella comprendente il resto del mondo. Più in specifico appartengono all'area europea, con diverse varianti: il presepe >spagnolo, quello provenzale in Francia, il presepe nei paesi di lingua tedesca e i presepi nei paesi dell'est europeo. Fanno parte, invece, della macroarea del resto del mondo maggiormente i presepi dei paesi dell'America Latina e quelli di origine orientale ed etnica, tra cui Africa e Asia.

Contro tutte le mode il presepe è sempre ben saldo tra le tradizioni nostrane. Dal nord scende Santa Klaus, che prova a rubare la scena al presepe mediterraneo, che pertanto oggi si configura anche come glorioso baluardo contro le sempre più invadenti "flussi" importati dall'Atlantico e da Oltralpe. (C.Crispino)


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