Cineforum Shangri-la in Ateneo: 'Sorelle Mai' di Marco Bellocchio
Siamo giunti al quarto appuntamento della stagione 2012/2013 di "Shangri La. Un cineforum per l'Ateneo". La tematica per quest'annata sarà 'l'altra metà del cielo (la donna!)… sulla terra!'.
L'appuntamento è con Marco Bellocchio e con il suo "Sorelle Mai" che verrà proiettato mercoledì 19 dicembre 2012 alle ore 20e30, presso il Centro Congressi della Federico II, in via Parthenope, 36.
Il film è un 'melting pot' tra racconto familiare e melodramma che muove le deflagrazioni interiori dei personaggi, di cui il regista rivela fin l'ultima piega emotiva.
Il film è stato realizzato in un arco di tempo che dal 1999 si estende al 2008. Intervallato con brevissimi frammenti di "I pugni in tasca" ( film dello stesso regista datato 1965) , "Sorelle mai" rivisita i luoghi dell'immaginario del regista.
Infatti la pellicola è composto da sei segmenti girati a Bobbio, comune italiano della provincia di Piacenza in Emilia-Romagna dove il regista è nato e cresciuto, sempre nello stesso lasso di tempo, 1999-2008 nell'ambito del corso "Fare Cinema" tenuto dallo stesso regista piacentino, che, di anno in anno, ospita un ristretto gruppo di aspiranti lavoratori del settore.
Il film ha ricevuto tre candidature ai Nastri d'argento 2011 come regista del miglior film, migliore attrice protagonista (Donatella Finocchiaro) e miglior montaggio, Sempre nel 2011, ai David di Donatello il film è stato nominato nelle categorie di miglior regista e miglior montatore.
È Bobbio, con i suoi luoghi e le sue liturgie immutabili, a rappresentare il filo conduttore di "Sorelle mai" essenzialmente una sorta di viaggio domestico e collettivo, a metà strada fra narrazione e filmato di famiglia.
Il film si presenta come una sorta di seguito ideale, distribuito su un quadro temporale più lungo, di "Sorelle (2006)", opera di cui condivide personaggi, trama e gestazione.
Al centro del racconto ci sono i due fratelli, Pier Giorgio e Sara, scissi fra il desiderio di costruire la propria esistenza in un altrove e l'incapacità di emanciparsi davvero, fra la paura di rimanere imprigionati in un guscio troppo piccolo e un'irrisolutezza di fondo che costringe sempre a tornare sui propri passi.
Pur essendo concepito per episodi nel corso di quasi dieci anni, il film decanta una coesione emotiva molto forte e, soprattutto, possiede un'unità di respiro potente, un proficuo gioco di rimandi alla memoria; un classicheggiante film alla fratelli Lumière dove il guardare la vita quotidiana degli altri e salvarla nel tempo era una sorta di potere di registrazione delle cose. (C.Crispino)
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