Vivara, l'isola che non c'è

Vivara, l'isola che non c'è

Vivara è un piccolo isolotto tra Procida e Ischia. Vivara fu trasformata dai Borbone, molti secoli fa, in una riserva di caccia. Vivara fu scelta da Giorgio Punzo come luogo ideale dove insegnare la bellezza e i misteri della natura agli adolescenti; e grazie a lui fu salvata dagli scempi edilizi degli anni Sessanta e Settanta. Vivara è da circa un decennio una riserva naturale. Vivara è un'isola in cui nessun visitatore può oggi (legalmente) accedervi. Vivara è un'isola che non c'è.

Patrimonio ambientale d'inestimabile valore che annovera molteplici specie vegetali e animali tipiche della cosiddetta macchia mediterranea, è stata fino al 1993 uno dei piccoli, grandi gioielli nascosti – ma, almeno allora, frequentabile – presenti nel golfo di Napoli. Per merito dell'opera infaticabile del già ricordato Punzo in quel periodo Vivara fu inibita agli speculatori e aperta a studenti e appassionati di tutto il mondo. Così come avviene per ogni tesoro che si rispetti. Poi Punzo fu materialmente cacciato e la riserva chiusa e quindi vandalizzata, sporcata, abbandonata. Così come avviene per ogni tesoro che si rispetti in Italia.

Gli onorevoli propositi degli ultimi lustri sono sempre rimasti sulla carta. Mai nessun progetto serio, nessuna idea, nessuna speranza. E, paradossalmente, ci sarebbero anche i soldi. Ma tutto giace fermo. Da vent'anni.

E non basta un mare di una bellezza straordinaria e un paesaggio di incredibile suggestione che nel lungo scorrere del tempo si è modellato all'interno di un ex cratere vulcanico. Non bastano le rovine achee poste sull'istmo meridionale e un delicato ecosistema fatto di scogliere mozzafiato, olivi inselvatichiti, corbezzoli, ginestre, mirti, lentischi, cardellini, sparvieri, gabbiani e troppo voraci conigli. Non basta neanche la sua vicinanza con Napoli, raggiungibile in poco meno di cinquanta minuti. O il suo essere un potenziale attrattore turistico in un momento storico in cui la natura è di moda e attira ricchi ed educati visitatori.

Ora anche il Corriere della Sera se n'è accorto. Ma tutto continua a tacere. (R. C.)



Redazione

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