Zooantropologia esperienziale: binomio uomo/animale

Sarà presentato il 3 luglio 2012 alle 8 e 30, nella meravigliosa oasi dell'Orto Botanico di Napoli in via Foria, il Master di II livello in 'Zooantropologia esperienziale: binomio uomo/animale per il lavoro di Pet Therapy e Attività assistite con animali'.
Il Master nasce dalla esperienza trentennale della professoressa Lucia Francesca Menna, nell'ambito della ricerca scientifica universitaria. L'osservazione di quanto il lavoro con un animale sia complesso, l'ha portata sempre di più a convincersi che l'approccio richieda competenza ed adeguata formazione. Lo Zooterapeuta, infatti, rappresenta una vera e propria nuova figura professionale che deve avere una formazione idonea ed articolata di carattere universitario.
Questo professionista, infatti, deve sapere essere un ponte tra l'animale e la persona, un catalizzatore e mai un protagonista, deve, cioè, essere in grado di guidare una relazione con grande equilibrio sapendo interagire con i pazienti senza sostituirsi o sovrapporsi all'interazione con l'animale. Negli opportuni momenti di pausa che verranno effettuati quando riconoscerà segnali di stanchezza dell'animale, dovrà sapere far nascere spunti di gioco e di discussione da parte delle persone coinvolte. Dovrà cogliere, in ogni singola seduta, gli elementi su cui poter lavorare ed i giusti canali che, in quel momento, potranno enfatizzare la relazione con l'animale, qualora nascessero spunti di dialogo deve saperti cogliere cercando di coinvolgere il paziente o il resto del gruppo.
Questa figura professionale, non dovrà mai perdere di vista la sua mission ovvero dovrà sapere entrare in relazione e a volte sapere
coinvolgere nel lavore anche le persone che si relazionano con il paziente quali i familiari e gli insegnanti, mentre rispetto al medico o
allo psicoterapeuta sarà tenuto a comprendere e condividere il linguaggio sanitario. Inoltre, per sapersi "immaginare" un intervento,
lo zooterapeuta deve essere a conoscenza, anche se in maniera non approfondita, della patologia che si intende trattare per potere mettere in piedi una specifica attività di lavoro che stimoli principalmente la componente affettiva, oppure quella cognitiva o quella riabilitativa motoria di volta in volta o tutte insieme.
Lavorare in un setting zooterapeutico, significa soprattutto lavorare con un animale che è parte attiva, un prezioso referente non solo nella terapia ma anche nella diagnosi in quanto esperto del linguaggio non verbale cosi importante, per esempio, nelle malattie degenerative del sistema cognitivo (Menna). Inoltre il lavoro con un animale consente di valutare la corporalità come funzione fondamentale e imprescindibile della conoscenza (Ontray) e compiere un salto epistemologico indicato da molti pensatori (cito fra tanti Bergson e più il recente Hillman), per andare oltre quella visione per cui La Logica sarebbe la sola misura e il solo metodo adeguato per valutare e comprendere l'esistenza e aprirsi a nuove possibilità di valutazione dell'intelligenza umana (Golemann).
E' necessario, quindi, uscire dall'improvvisazione e dallo spontaneismo quando si esegue un lavoro terapeutico con un animale per considerarlo a tutti gli effetti una prestazione sanitaria.
Per informazioni:
Aula Magna - Orto Botanico - via Foria 223 - Napoli
Allegati:
Redazione
c/o COINOR: redazionenews@unina.it |redazionesocial@unina.it
F2 Magazine – Università degli Studi di Napoli Federico II testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli. Aut. n. 41 del 5/11/2019