'Atopie': Seminario di Idee per la rappresentazione

'Atopie': Seminario di Idee per la rappresentazione

Se da un lato l'utopia, nella sua accezione consolidata, rimanda ad un non luogo (?????????), ideale e desiderabile, che non trova – o non potrà mai trovare – riscontro nella realtà, l'a-topia (????????), quale assenza di luogo, ha un'accezione più ampia, non caratterizzata da alcuna valenza positiva o negativa, e rimanda semplicemente ad un quid che prescinde e si priva di un contesto o anche di una sua proiezione immaginifica. 

Venerdì 4 maggio 2012 presso la Sala Accoglienza di Palazzo Reale a piazza Plebiscito a Napoli, a partire dalle 9, due Sessioni di studio per affrontare l'argomento. I lavori si apriranno con i saluti del Preside della Facoltà di Architettura della Federico II, Claudio Claudi de Saint Mihiel e del Coordinatore della Scuola di Dottorato della Facoltà di Architettura, Mario Losasso. I due momenti saranno coordinati rispettivamente da Fabio Quici e da Alessandra Cirafici, entrambi del Comitato organizzativo. Molti gli interventi programmati. Le conclusioni sono affidate a Roberto de Rubertis della Sapienza, Università di Roma.

Se dunque l'utopia aspira ad un "luogo perfetto" che si scontra dialetticamente con quello presente, prefigurando una tensione tra reale ed auspicabile, l'atopia introduce una categoria di sospensione dal tempo e dallo spazio. È così che la specificazione semantica (utopia-atopia) è indice di una differenza sostanziale dove l'atopia configura un tema di ben più ampio raggio capace di includere le diverse connotazioni dei luoghi dell'architettura e le forme di rappresentazione che ad essa presiedono. In tal senso, ragionare sulle atopie significa riflettere, in termini duali, sui casi in cui l'architettura, nella sua fisicità, trascura le relazioni con il contesto e di contro sui modi attraverso cui la rappresentazione, quale prefigurazione del reale, possa esistere a prescindere da esso.

Significa indagare sulle diverse esperienze della contemporaneità, dove i non luoghi sono anche gli spazi della città diffusa, dove architetture dello stupore segnano il territorio all'interno di un panorama globale; significa percorrere le strade delle realtà virtuali; significa ragionare sui temi della rappresentazione nell'ambito del vasto patrimonio di ricerche e sperimentazioni condotte in campo artistico, nella produzione grafica quale esercizio di creatività progettuale, o ancora in tutta la manualistica volta ad esemplificare modelli compositivi che non appartengono a nessun dove e che affidano la loro verità esclusivamente alla rappresentazione.
L'architettura attraversa l'esistente in un presente instabile e in continua trasformazione, muovendo i suoi passi all'interno di un campo che vede come centrale il tema della comunicazione, della circolazione di informazioni e di persone, dove la rete costituisce un'architettura senza luogo e dove i luoghi fisici diventano non luoghi.

In un'epoca in cui la tecnica sembra includere l'intero universo, in un mondo a portata di mano dove tutto è ovunque, sembra opportuno riflettere su quelle manifestazioni sospese nello spazio e nel tempo per interrogarsi sul disegno quale luogo teorico dell'architettura in un confronto aperto anche ad altri ambiti disciplinari.
Ribaltando l'istanza negativa legata al concetto di "fuori luogo", è possibile inoltre considerare in questo ambito temati
co quelle esemplificazioni che esulano da una tassonomia per il loro carattere paradigmatico o ancora indagare sul "fuori luogo", con riferimento a manifestazioni dell'architettura non legate al contesto per il loro carattere di temporaneità.

Il Seminario che queste brevi note intendono introdurre, vuole chiamare a raccolta i contributi di quanti svolgono ricerche nel campo della rappresentazione, creando un'occasione di confronto interdisciplinare sulle diverse dimensioni nelle quali può essere declinato il tema delle Atopie

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