Americani a Firenze. Impressionismo stelle e strisce in mostra

Americani a Firenze. Impressionismo stelle e strisce in mostra

Fu tra i primi e più importanti esploratori del Nuovo Mondo, tanto da lasciare il suo nome al continente. L'intuizione fondamentale di Vespucci fu quella di comprendere che le nuove terre non costituissero porzioni di territorio del continente asiatico, ma facevano parte di una "quarta parte del globo", le Americhe.

Anno 2012, quinto centenario della morte di Amerigo Vespucci, navigatore ed esploratore italiano.

La mostra "Americani a Firenze. Sargent e gli impressionisti del Nuovo Mondo" presente nel capoluogo toscano fino al 15 luglio 2012 non è certo casuale. Oltre al quinto centenario della morte di Vespucci c'è da omaggiare una città come Firenze che ha dato i natali all'esploratore e che intende celebrare i forti legami esistenti fra vecchio e nuovo continente, illustrando la cerchia che trasmise oltre oceano la cultura e la raffinatezza europee.

L'esposizione, visitabile presso palazzo Strozzi di Firenze e curata da Francesca Bardazzi e Carlo Sisi, presenta il rapporto degli impressionisti americani con l'Italia, e in particolare con Firenze, a partire più o meno dal 1865, quando finì la guerra di secessione, sino ai primi decenni del ventesimo secolo. Un periodo in cui il flusso verso l'Europa ebbe un notevole incremento che fu costante fino all'alba del '900.

In centinaia approdarono a Parigi; altri studiarono in Germania; e anche l'Inghilterra, l'Olanda e la Spagna erano mete ambite. Nella mostra ci saranno pittori che, pur non aderendo in maniera esplicita all'impressionismo, furono maestri fondamentali per le generazioni più giovani: William Morris Hunt, John La Farge, Tomas Eakins. Seguiranno i grandi precursori come John Singer Sargent, Mary Cassatt, James Abbott McNeill Whistler.

Il cuore dell'iniziativa è costituito, però, da alcuni esponenti del gruppo propriamente impressionista statunitense, i "Ten american painters". A cominciare da William Chase, John Twachman e Childe Hassam. Anche Franck Duveneck ebbe un ruolo importante per le relazioni fra questa "pattuglia" di artisti e quelli locali, riunendo intorno a sé una scuola, i cosiddetti "Duveneck boys", fra cui la moglie Elisabeth Boott e Joseph De Camp.

Nella mostra saranno presenti ritratti femminili di grande qualità, in cui la donna diventa simbolo della moderna nazione americana. Una liason Stati Uniti-Italia imperdibile in un intreccio tematico tra arte, storia e letteratura. (C.Crispino)



Per informazioni:

www.palazzostrozzi.org


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