'Venus noire' di Kechiche chiude la rassegna in lingua del CLA

'Venus noire' di Kechiche chiude la rassegna in lingua del CLA

E' affidata alla pellicola "Venus Noire" di Kechìche la chiusura di "(PRE)testi e (CON)testi", la VI edizione del Cineforum in lingua originale del Cla - Centro Linguistico di Ateneo.

La rassegna è organizzata dal Cla in collaborazione con il Coinor - Centro di Ateneo per la Comunicazione e l'Innovazione Organizzativa, l'Instituto Cervantes e il Dottorato di Studi di Genere.

L'appuntamento è per martedì 28 febbraio 2012, alle 18, al Cinema Academy Astra, in via Mezzocannone, 109, a Napoli.

Il film sarà preceduto dal corto "Chokopulpitos (marketingycefalòpodos)"(2008) di Pablo Llorens.

Venus noire' la Venere nera di Abdellatig Kechiche del 2010 è la storia tragica di Saartjie Baartman, la venere ottentotta, ragazza di colore del popolo khoikhoi, domestica a Città del Capo, che nel 1810 segue nella festosa Londra di Giorgio III il padrone Caezar per recitare e al tempo stesso racimolare un po' di denaro al fine di vivere dignitosamente in patria. Ben presto però, diventa un fenomeno da baraccone a causa della sua conformazione fisica e per il colore della pelle che la rende così esotica agli occhi degli europei.

La storia di Saartjie è una pagina di storia poco conosciuta che mostra gli orrori perpetrati dai bianchi e la nascita delle ideologie riguardanti il primato della razza bianca su tutte le altre. Ma per quanto la storia della venere ottentotta sia un emblema dello spregevole razzismo di ieri e di oggi, il regista non dimentica di enfatizzare l'elemento sessista della vicenda, né la natura crudele dell'animo umano.

La scelta di accentrare il racconto non solo attorno alla straordinaria Yahima Torrès ma anche ai due impresari Andre Jacobs e Olivier Gourmet, di rendere protagonista non tanto la "venere nera" quanto tutti gli sguardi di cui diventa oggetto, determina il modo con cui Kechiche riesce per tutto il film a coniugare la discriminazione con la rappresentazione. E gli sguardi diventano sempre più degenerati, sempre più invasivi e depravati, anche quando vorrebbero professarsi umanitari ed empatici. Attraverso la metafora dello spettacolo, il regista ci mostra così della violenza dello sguardo e delle pesanti catene che esso può imporre.

Il regista rivela delle responsabilità che riguardano tutti i livelli e le istituzioni della società europea dell'epoca: il potere giudiziario, quello religioso, la scienza, il giornalismo, le classi sociali più basse così come quelle più alte. Il linguaggio è teso e realistico, così come la realtà nuda e cruda rappresentata. I dialoghi sono serrati, ma solo raramente si sente la voce di Saartije, che invece comunica con il suo sguardo e con i suoi gesti resi molto bene da Yahima Torrès che, al suo primo lavoro cinematografico, è la protagonista assoluta del film e riesce a muoversi con grande naturalezza di fronte alla macchina da presa, rendendo vivo e vero il personaggio di Sartjie.

L'ingresso è gratuito. I Film sono sottotitolati in italiano.


Redazione

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