L'eroe e il traditore. Giulio Giorello in Ateneo

Come cantava Guccini, "gli eroi sono tutti giovani e belli", soprattutto se finiscono male, per colpa di coloro che non ne sopportano l'impeto e il fascino, cioè dei traditori, che supponiamo brutti e anziani. Qualche decennio fa (1977), in quel gioco dell'intelligenza che era Cassio governa Cipro (Rizzoli, Milano), così Giorgio Manganelli dava la parola allo Iago dell'Otello: "la canuta e malvagia saggezza, l'astinenza sconcia, la ladreria avara" contraddistinguono la "ragionata distruzione" che i traditori fanno degli eroi. Già Dante era stato di spietata chiarezza; nel luogo più basso dell'imbuto infernale, pressoché al centro della Terra, le tre bocche di Lucifero maciullano le più compiute incarnazioni di quello che Manganelli chiamerà "l'umile artigianato" del tradimento: da una parte l'introverso Bruto, dall'altra il pallido Cassio, al centro Giuda Iscariota che invece di pugnalare un qualunque Giulio Cesare ha nientemeno che innescato la macchina che avrebbe portato alla morte di Gesù.
Maestro di labirinti e grande lettore di Dante, Jorge Luis Borges non solo ha spiegato come i traditori siano necessari perché qualche essere umano possa recitare la parte dell'eroe sul palcoscenico della storia, ma come il confine tra eroe e traditore sia più sfumato di quanto saremmo portati a credere. E come ha scritto Judith Shklar (1927-1992) nel suo Vizi comuni (tr. it. il Mulino, Bologna 1986 e 2007), il tradimento è il terreno per eccellenza dell'ambiguità. E La forma della spada (incluso in Finzioni, tr. it. Adelphi, Milano 2008) è un racconto di Borges che tende l'ambiguità all'estremo, fino a lacerarla nella rivelazione finale. Un ribelle irlandese, rifugiato in Sudamerica, descrive come durante la Guerra di Indipendenza fosse stato tradito dal "miserabile John Vincent Moon"; ma come, prima di essere consegnato agli inglesi per l'esecuzione sul posto, abbia avuto il tempo di marchiare sul volto del traditore "una mezza Luna di sangue". Ma se l'eroe è davvero perito, chi mai sta raccontando in prima persona la sua vicenda? Solo all'ultima riga il lettore scopre che il narratore coincide col traditore, anche se ha riferito tutto dal punto di vista dell'altro! In tale desolato scenario potrà ancora "sorgere la Luna" - come si sono chiesti tipi così diversi come Giacomo Leopardi e Bobby Sands? In un'altra delle sue Finzioni, Borges per bocca di un bizzarro erudito se la prende persino con Dio, che per amore delle sue creature "si fece totalmente uomo, ma uomo fino all'infamia": poteva essere Giulio Cesare o Otello; invece, scelse di incarnarsi in Giuda! È così rovesciato il mistero della Creazione e della Redenzione. Come sospettava Agostino di Ippona le creature "tratte dal nulla" portano il marchio dell'imperfezione. Forse, l'unica opera perfetta è quella del tradimento. Vorremmo saperne di più; ma Borges fa presto defungere quel suo studioso che ha osato troppo scrutare nella mente di Dio.
ulio Giorello
Professore di Filosofia della Scienza
Università degli Studi di Milano
L'articolo scritto appositamente per il Corriere del Mezzogiorno, nello speciale che riguarda le conferenze di 'Come alla corte di Federico II' rielabora alcuni temi di un suo prossimo libro che sarà pubblicato presso Longanesi (Milano) entro il 2012.
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