'Magdalene' di Peter Mullan

"L'evoluto" Occidente, così viene dai più definito in contrapposizione ad altri mondi, ad altre nazioni, ad altri "modi" di "decifrare" libertà, diritti civili ed emancipazione.
Se riconduciamo il discorso ad un passato non troppo lontano, possiamo andare a scandagliare il nostro "hortus conclusus all'occidentale " nell'Irlanda degli anni '60.
Siamo alla fine degli anni sessanta ed in Irlanda le case "Magdalene", dedicate a Maria Maddalena, sono piuttosto diffuse. All'interno di queste "case" vengono segregate delle donne che hanno perso di vista la "luce di Dio" e per espiare le loro colpe più o meno presunte, erano costrette a lavare biancheria 365 giorni all'anno, non pagate, umiliate e picchiate dalle suore che le tenevano in cattività.
Apparentemente dei conventi, le "Magdalene" erano delle vere e proprie lavanderie industriali dove le giovani donne erano sfruttate per fini esclusivamente commerciali dalla chiesa cattolica.
Queste lavanderie industriali danno il nome e sono "lo scenario" del film del regista scozzese Peter Mullan, dal titolo per l'appunto "Magdalene", uscito nel 2002.
La pellicola verrà proiettata giovedì 27 ottobre alle ore 15, presso la Facoltà di Giurisprudenza della Federico II, aula 28 in via Porta di Massa nell'ambito del cineforum tematico "Cinema & Novecento. Vita, Storia, Diritto". Il cineforum è riservato ai soli studenti iscritti e a titolo del tutto gratuito.
Il regista Peter Mullan con "Magdalene" ha puntato i riflettori su una realtà nascosta, scomoda, terribile, che era presente, fino al 1996 (l'ultima delle strutture "Magdalene" chiuse i battenti in quell'anno), nella "evoluta" Comunità Europea.
Il film, è in sostanza un film-denuncia (il regista si è ispirato al documentario "Sex in a cold climate" di Steve Humphries) sui soprusi subiti da giovani donne rinnegate dalla propria famiglia oppure orfane che si macchiavano di peccati giudicati molto gravi per la benpensante comunità cattolica irlandese di quei tempi.
La storia è incentrata su tre ragazze (Bernadette, Margaret e Rose) mandate presso il convento gestito da Madre Bridget (madre superiora dell'ordine) ad espiare i loro presunti peccati: Margaret viene violentata dal cugino durante un matrimonio, Bernadette, orfana, attraente e civettuola suscita l'attenzione dei ragazzi, Rose è ragazza madre.
Le ragazze, sperimentano sulla loro pelle la ghettizzazione dalla società e i soprusi perpetrati dai rappresentanti religiosi. Dieci ore di lavoro duro per sette giorni alla settimana, senza alcuna retribuzione, con vitto scadente, con l'obbligo del silenzio. Una dopo l'altra le ragazze proveranno, con esiti diversi, la via della fuga e la denuncia di quanto subìto, e ci riusciranno, una normalmente, le altre due in modo assai rocambolesco.
Il film è stato premiato nel 2002 col Leone d'Oro a Venezia, un giusto riconoscimento per una pellicola che fa dell'atto di denuncia un leitmotiv narrativo profondo e appassi
onante, un attacco all'ignoranza e all'ipocrisia che distorce ed opprime la vita delle persone. (C.Crispino)
Per informazioni:
Facoltà di Giurisprudenza - aula 28 - via Porta di Massa, 32 - Napoli
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