Esperimento della Federico II in orbita sullo Shuttle Endevour

Esperimento della Federico II in orbita sullo Shuttle Endevour

L'Università Federico II partecipa con un esperimento alla "last mission" dello Shuttle Endevour, la STS-134. Lo Shuttle, dopo una serie di inconvenienti tecnici che ne ha fatto slittare la partenza di molti mesi, è partito il 16 maggio dal Kennedy Space Center di Cape Canaveral in Florida. Sono trascorsi 50 anni dal primo volo spaziale di Gagarin e 30 dal primo lancio dello Shuttle.

Gli occhi di tutto il mondo, ma in particolare dell'Italia, sono puntati su questa "last mission". Per la prima volta due astronauti italiani si troveranno sulla ISS: Vittori raggiungerà infatti Paolo Nespoli che è sulla ISS dallo scorso dicembre.

E insieme all'astronauta italiano Roberto Vittori, la STS-134 verso la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) porterà nello spazio una serie di strumenti ed esperimenti estremamente importanti, in cui l'Italia ha giocato un ruolo di primissimo piano.

Oltre ad AMS (Alpha Magnetic Spectrometer), il potente "cacciatore" di antimateria, a bordo dell'Endevour ci sarà posto anche per i sei payload italiani di DAMA (DArk MAtter), parte del programma congiunto ASI (Agenzia Spaziale Italiana)/Aeronautica Militare avviato nell'ambito dell'accordo di cooperazione nel settore del volo umano spaziale. Selezionati a valle di un bando emesso dall'Agenzia Spaziale Italiana a giugno 2009, da una commissione congiunta ASI-AM, i sei payload porteranno a bordo della Stazione Spaziale Internazionale 13 esperimenti sviluppati da altrettanti team scientifici e industriali nazionali. Uno di questi, HiDOSE (Heavy Ions DOSimetry Experiment), è stato realizzato presso il Laboratorio di Radioattività del Dipartimento di Scienze Fisiche dell'Ateneo Federico II e dalla Sezione INFN di Napoli, Principal Investigator la ricercatrice Mariagabriella Pugliese.

Scopo dell'esperimento è stimare l'esposizione degli astronauti alla radiazione cosmica galattica, che rappresenta uno dei maggiori rischi legati alla permanenza di equipaggi fuori dell'atmosfera terrestre. Mentre le eruzioni solari infatti producono essenzialmente protoni e particelle alfa, la radiazione cosmica galattica include anche una piccola parte di particelle pesanti. Sebbene gli ioni pesanti costituiscano solo l'1% della radiazione cosmica galattica, gran parte della dose totale in quota è dovuta proprio agli ioni pesanti in quanto i fattori di conversione flusso-dose per questo tipo di particelle sono molto elevati.

Le misure di dose dovuta agli ioni pesanti di alta energia vengono effettuate utilizzando dosimetri a termoluminescenza TLD, opportunamente calibrati dai ricercatori napoletani presso il NASA Space Radiation Laboratory (NSRL) a Brookhaven, NY, preparati e processati presso il Laboratorio di Radioattività.

Sono oramai circa sette anni che il team, costituito da 3 ricercatori sotto la guida del Professor Vincenzo Roca, mette a punto esperimenti in collaborazione con l'INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) di Napoli, l'ASI, l'ESA e la NASA, partecipando sino ad oggi a ben 7 missioni spaziali, esperimenti ospitati sia nel modulo russo che in quello americano della ISS.

Il partecipare a questa "last mission" costituisce un'ulteriore possibilità sia per venire in possesso di dati importanti sotto il punto di vista radioprotezionistico,
sia per valutare la dose di esposizione degli esperimenti di biologia alla radiazione cosmica galattica che verranno alloggiati nello stesso contenitore BIOKON prodotto dalla Kayser Italia s.r.l., sette esperimenti (compreso HiDOSE) sotto la sigla BIOKIS.

Una "last mission" sicuramente particolare per l'Italia che vede per la prima volta anche il tricolore andare nello Spazio: Roberto Vittori porterà infatti con sè sulla ISS la bandiera consegnatagli dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo scorso 7 gennaio a Reggio Emilia.


Redazione

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