Shangri-La: 'Il tesoro della Sierra Madre' di John Huston in Ateneo

John Huston, regista e sceneggiatore statunitense, è stato sicuramente uno dei più importanti autori di Hollywood dagli anni '30 in poi. Uomo di indubbio talento artistico, impresse un tocco personale e inconfondibile ai propri film caratterizzati da un vigoroso senso dell'avventura, dal coraggio della sfida, dalla lotta per ciò in cui si crede e dall'amaro sapore della sconfitta.
Nel 1948, tornato in patria, dopo la seconda guerra mondiale, firma un opera che lascerà il segno nel gusto del pubblico: "Il tesoro della Sierra Madre", adattamento dell'omonimo romanzo di B. Traven, pubblicato nel 1927. La pellicola sarà proiettata mercoledì 2 febbraio alle ore 20e30, presso il Centro Congressi della Federico II, in via Parthenope, 36 nell'ambito del cineforum tematico "Shangri-La. Un cineforum per l'Ateneo".
Due disadattati statunitensi (nel film, Humphrey Bogart e Tim Holt) coinvolgono un anziano avventuriero (interpretato da Walter Huston, padre del regista) in una caccia all'oro, alla quale, riluttante, egli si unisce. "Il tesoro della Sierra Madre" si caratterizza essenzialmente per la descrizione del lato peggiore degli uomini, una spietata analisi della avidità umana e degli effetti nefasti di una improvvisa ricchezza. Una discesa verso gli inferi e verso la follia descritta con efficace maestria. Frutto del secondo "incontro "tra il regista John Huston e il divo Humphrey Bogart (gli altri sono "Il mistero del falco", "L'isola di corallo", "La regina d'Africa") la pellicola è stata uno delle prima di Hollywood ad essere girata quasi interamente al di fuori degli Stati Uniti, prevalentemente in Messico e costò a quei tempi la strabiliante cifra di tre milioni di dollari. Nel 1998 l'American Film Institute l'ha inserito nella classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi.
Il film vinse tre premi Oscar nel 1949 (miglior regista, miglior attore non protagonista a Walter Huston e migliore sceneggiatura) ed è impreziosito da piccole parti che offrono ulteriore spessore narrativo. Come per esempio, oltre a quella del vecchio cercatore d'oro Howard, che fu assegnata a Walter Huston, c'è da ricordare quella del bandito messicano Gold Hat (Alfonso Bedoya).
Il personaggio chiave della storia, però, è senza dubbio Dubbs (Humphrey Bogart) il quale subisce un singolare quanto inatteso percorso involutivo. Da fidato amico e leale compagno d'avventura si trasforma in un essere sospettoso, infido e ingordo, diventando progressivamente il ritratto stesso della follia causata dall'avidità.
Film crudo, una storia di fatica, sudore e paranoie. Un viaggio nelle montagne dei cercatori d'oro e nei celati e bui corridoi dell'anima. (C. Crispino)
Per informazioni:
Centro Congressi Federico II - via Partenope, 36 - Napoli
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