L'amicizia accende la mente

L'amicizia accende la mente

Epicuro diceva: "Di tutti quei beni che la saggezza procura per la completa felicità della vita, il più grande di tutti è l'acquisto dell'amicizia". Con amicizia, da un punto di vista oggettivo, si indica un tipo di legame sociale accompagnato da un sentimento di affetto vivo e reciproco tra due o più persone dello stesso o di differente sesso.

Da un punto di vista soggettivo, insieme all'amore, l'amicizia è un atteggiamento nei confronti degli altri, caratterizzato da una rilevante carica emotiva. In quasi tutte le culture, l'amicizia viene intesa e percepita come un rapporto alla pari, basato sul rispetto, la stima, e la disponibilità reciproca. Da un punto di vista scientifico, ricercatori di Harvard hanno fotografato cosa accade nel cervello quando pensiamo a un amico.

Nell'attivare i neuroni somiglianze e gusti non contano, ciò che importa è l'affetto. Il meccanismo funziona più o meno così: di fronte a un amico, anche quello più diverso da noi, una parte della mente si "illumina" ed è più pronta a immedesimarsi per comprendere i sentimenti e le azioni dell'altro. Ad attivare la materia grigia, insomma, non sarebbe tanto la somiglianza in fatto di gusti e interessi, quanto piuttosto l'aver condiviso esperienze in passato, belle o brutte che siano.

Stando ai risultati, pubblicati sul "Journal of Neuroscience", sarebbe proprio la presenza di una relazione già costruita a scatenare i neuroni più di quanto non avvenga al cospetto di uno sconosciuto, anche se costui ci somiglia tantissimo. Nello studio i ricercatori hanno scannerizzato, tramite una tecnica di risonanza magnetica funzionale, il cervello di novantotto giovani tra i 18 e i 23 anni alle prese con un test di previsione del comportamento altrui. Il compito consisteva nel provare a mettersi nei panni di un'altra persona e indovinare le sue risposte a una serie di domande. Sorprendentemente, in tutti gli esperimenti effettuati a guidare la risposta celebrale nella regione della corteccia mediale anteriore è stata la familiarità, e non la somiglianza in fatto di trascorsi e comportamenti.

L'importanza della mentalità sociale all'interno del cervello umano e quindi l'esistenza di un atteggiamento involontario che ci dispone a comprendere meglio gli individui per cui proviamo una qualche forma di affetto, sono le conseguenze della ricerca.

Un affetto profondo e corrisposto dopo del quale tutti noi ricorriamo al datato ma pur sempre veritiero detto salomonico: "chi lo trova [un amico] trova un tesoro". (C. Crispino)



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www.jneurosci.org


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