I ferri del mestiere: il chirurgo ed i suoi strumenti

Lo strumento chirurgico nella mano di chi l'impugna è un mezzo per realizzare un progetto di cura che impegna la mente e la mano con un pizzico di coraggio e passione. Il gesto del chirurgo sospeso tra pensiero ed azione è realizzato da un manufatto inerte che trasmette la volontà di guarire il corpo con una serie di atti che indicano il percorso della tecnica chirurgica.
Incisione, dissezione, emostasi, sutura sono fasi imprescindibili di ogni intervento chirurgico e richiedono uno strumentario fine e dedicato agli organi diversi e agli specialisti delle discipline.
Il bisturi non è altro che un coltello poco diverso da quello per uccidere … è l'intenzione di guarire che lo rende speciale. Molti dei nostri strumenti sono mutuati da sarti, materassai, guantai ma è il modo di impugnarli che li rende diversi.
Le dita avvolgono lo strumento come se fosse l'archetto di un violino ed il rapporto tra un chirurgo e il suo strumento diviene così intimo da diventare un tutt'uno. Nella formazione di un giovane chirurgo l'approfondimento delle possibilità tecniche di uno strumento è una tappa fondamentale di approccio all'esercizio tecnico vero e proprio.
L'evoluzione della chirurgia ha comportato incisioni sempre più piccole con necessità di ferri sempre più piccoli e delicati: la microchirurgia, la chirurgia mini-invasiva e quella laparoscopica hanno richiesto ai ricercatori strumenti sempre più sofisticati per materiali e foggia. Negli ultimi anni in particolare è stato concretizzato l'antico sogno di operare a distanza un paziente.
La tecnologia che domina nelle nostre sale operatorie non deve farci dimenticare che l'essenza del gesto chirurgico deve essere semplice ed efficace. Un viaggio nella memoria della nostra disciplina ci fa riscoprire analogie e coincidenze inimmaginabili.
Il bisturi usato dagli antichi romani (scalprum) aveva un manico in bronzo con una lama in acciaio sostituibile per usura, praticamente il prototipo delle nostre lame intercambiabili e del più moderno materiale usa e getta!
I rebbi delle pinze antiche (vulsellae) romane si combaciavano alla perfezione per una presa atraumatica dei tessuti, come la fine dentellatura dei moderni angiostati. Insomma nell'evoluzione dello strumentario c'è tutta la storia della chirurgia. Jules Pean ad esempio, descritto come un chirurgo calmo e freddo eseguiva i suoi interventi con un campo perfettamente esangue. Difficilmente una goccia di sangue raggiungeva i suoi polsini immacolati (si era nel 1886 ed i chirurghi operavano senza guanti): era l'uso che faceva di una pinza che da lui ha preso il nome che applicava prima ancora di incidere i tessuti vascolarizzati.
Tutto questo, oggi che possediamo strumenti di emostasi raffinati ci fa sorridere, eppure il percorso di una scienza in cammino non può dimenticare le emorragie arrestate con l'impiego circoscritto dell'energia termica: l'antico ferrum candens di ippocratica memoria è stato impiegato sino alla fine del XIX secolo.
Le esperienze belliche e le scoperte della tecnologia militare sono state la prova generale per la ricerca in chirurgia di strumenti sempre più affidabili: dai sistemi di puntamento laser all'impiego di ultrasuoni.
Ecco forse perché nel linguaggio giornalistico le incursioni su obiettivi militari circoscritti vengono impropriamente chiamati "interventi chirurgici", di cui non condividono le finalità.
I nostri ferri sanno rispettare e salvaguardare le strutture nobili, vasali e nervose e ci aiutano a realizzare un atto che nella sua essenza coniuga sempre scienza ed amore.
Preside Facoltà di Medicina e chirugia
Università degli Studi di Napoli Federico II
Per informazioni:
Centro Congressi Federiciano - via Partenope, 36 - Napoli
allacort@unina.it
www.comeallacorte.unina.it
Redazione
c/o COINOR: redazionenews@unina.it |redazionesocial@unina.it
F2 Magazine – Università degli Studi di Napoli Federico II testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli. Aut. n. 41 del 5/11/2019