Neuromarketing: la disciplina che ci muove a consumare

Neuromarketing: la disciplina che ci muove a consumare

Premesso che la vendita, indipendentemente dal prodotto, è sempre stata considerata un'arte, e che la sistemazione della merce negli scaffali dei supermercati non ha mai conosciuto casualità, oggi l'arte di convincere i consumatori ad acquistare è diventata una vera e propria scienza che si basa su studi psicologici, indagini sul comportamento e tecnologie d'avanguardia.
Non più solo immagini e colori accattivanti ma trucchi e strategie che coinvolgono non solo la vista ma anche ad esempio l'olfatto.

Si tratta di una bomboletta spray che contiene aroma di cheeseburger al bacon, che spruzzato abbondantemente nei condotti dell'aerazione dei fast food fa vendere più hamburger. Mentre i clienti si inebriano di quello che credono odore sincero di barbecue e invece, senza saperlo, si arrendono all'ultima frontiera del marketing: il sensory branding.

Il ‘profumo d'acquisto' avvolge anche il commercio non legato al cibo. Nel 2007 lo psicologo Eric Spangenberg ha per esempio scoperto che diffondere profumo di vaniglia in un negozio di abbigliamento femminile faceva raddoppiare le vendite. E gli ingegneri di una nota azienda di caffè solubile hanno fatto gli straordinari per realizzare barattoli in grado di rilasciare la massima quantità di profumo quando si apre il coperchio. Il caffè liofilizzato infatti di suo odora poco.

E l'olfatto non è l'unico senso ad essere preso di mira. Il guscio delle uova negli anni è diventato marroncino, da che era bianco. Non è una mutazione genetica delle galline, ma ancora una volta una trovata degli esperti di marketing. Il marroncino pare richiami scenari bucolici, e vende di più. E si accompagna meglio al giallo carico di certi tuorli, anche esso poco casuale: per ottenere uova così, lo sanno bene gli allevatori, basta dare vitamine alle galline.

Per avere un supermarket ideale, invece, ancora vigono alcune regole fondamentali: nei primi 5-15 passi dopo l'ingresso inutile mettere prodotti: il consumatore non compra, è impegnato ad adattare la vista; prodotti freschi, come pane o frutta e verdura vanno posti all'entrata, per dare un senso di freschezza; i prodotti fondamentali, come sale, zucchero, pasta, vanno "nascosti" e posti lontano tra loro, per indurre i consumatori a girare tutto il negozio (e vedere e acquistare altro); caramelle e gomme da masticare vicino alle casse, per indurre i genitori a concederli ai figli che - in quel momento - diventono più nervosi per l'attesa. Ma questa è oramai storia. Nel futuro, per districarsi nei meandri dei neuroacquisti bisogna appellarsi sicuramente al 'sesto senso'.



Redazione

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