Anche per i pesci è tutta una questione di forma e di stile

Anche per i pesci è tutta una questione di forma e di stile

L'ambiente idrodinamico in cui vivono i pesci può plasmare sia la loro forma sia la dinamica della loro nuotata. È quanto hanno stabilito i ricercatori dell'Institute of Technology dell'Università del Minnesota grazie a una ricerca i cui risultati sono pubblicati online sul sito Web della rivista Journal of Experimental Biology.

Per arrivare alla conclusione, gli studiosi si sono basati su un modello al computer di un pesce, grazie a una ricerca di notevole difficoltà durata cinque anni, dal momento che non è mai stato simulato un sistema così complesso come un organismo vivente.

Come ha spiegato Iman Borazjani, del St. Anthony Falls Laboratory dell'Università del Minnesota, le forze idrodinamiche esercitate sui corpi che nuotano variano enormemente in dipendenza dalle loro dimensioni e dalla velocità di movimento. Per verificare le diverse interazioni meccaniche dell'organismo ambiente, i ricercatori hanno elaborato quattro diversi pesci virtuali, due sgombri e due anguille, ciascuno con due diverse modalità di movimento nell'acqua: quello tipico dei pesci che nuotano battendo la pinna caudale e l'altro che si muove con il movimento natatorio tipico di un'anguilla.

I due "modelli computazionali" sono poi stati immersi in un ambiente acquatico virtuale per verificare le diverse interazioni e le possibili evoluzioni anatomiche al variare di diversi parametri, quali la frequenza di battito della pinna caudale e di viscosità dell'acqua.

I risultati mostrano chiaramente che tutti i pesci nuotano più efficientemente se hanno la forma e lo stile natatorio appropriato alla velocità a cui si muovono.

Per esempio: nel caso di una lampreda, un aumento della velocità di moto avverrebbe in modo più efficiente, cioè con meno fatica, se cambiasse anatomia per imitare lo stile natatorio di uno sgombro. Per contro, uno sgombro che avesse necessità di muoversi più lentamente dovrebbe "assomigliare" di più a una lampreda.

Secondo gli autori dello studio, in definitiva, i dati raccolti corroborano l'ipotesi che il range ottimale di velocità genera forze idrodinamiche che influenzano, anche dal punto di vista evolutivo, la forma e lo stile natatorio.



Redazione

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