I paradossi della medicina tra scienza e umanità

La Medicina, a partire dalla seconda metà del novecento, è percorsa da due processi in apparente contraddizione tra loro. Per un verso c'è stata un'imponente esplosione di conoscenze scientifiche, tale da accrescere enormemente le possibilità di prevenzione, diagnosi e cura delle malattie. Si è andata così sviluppando una "medicina basata sull'evidenza" che ha avuto straordinari effetti sulla Salute. Basti riflettere sul contributo fornito al graduale passaggio da una "attesa media di vita alla nascita" di 43 anni nel 1901 fino a 79 anni per i maschi e 84 per le femmine nel 2007 (dato relativo all'Italia e tra i migliori al mondo).
Tuttavia – qui è l'apparente paradosso – parallelamente si sviluppava una crisi segnata da crescente sfiducia da parte delle popolazioni nei confronti dei sistemi sanitari e da parte dei pazienti nei confronti della Medicina.
I segni più evidenti della crisi sono due. Anzitutto la crescente tendenza a denunciare i comportamenti dei medici con la conseguente conflittualità giudiziaria, che provoca una pessima "medicina difensiva", la quale a sua volta accentua il calo di fiducia in un circolo vizioso. Inoltre è crescente il ricorso alla cosiddetta "medicina complementare e alternativa": l'insieme di presidi, prodotti, pratiche e sistemi di cura non considerati parte della medicina convenzionale. L'analisi delle cause dell'apparente paradosso gira intorno al concetto che il paziente, oggi come sempre, chiede al medico sia competenza che disponibilità. Ma, mentre il progresso scientifico ha elevato la competenza, la disponibilità è entrata in crisi per diversi motivi.
La proliferazione delle specialità, lo sviluppo della tecnica e la moderna organizzazione dei sistemi sanitari possono ostacolare il dipanarsi del rapporto diretto fra medico e paziente, fatto di anamnesi, dialogo, partecipazione, reciproca comprensione.
La comunicazione elettronica, nella sua tumultuosa evoluzione, consentendo a tutti l'accesso alla conoscenza, espone tutti alle opinioni più diverse non necessariamente controllate, cosicché internet può essere di grande ausilio ma anche disturbante sotto l'aspetto dell'educazione sanitaria e della qualità del rapporto fra medici e pazienti. Gli stessi progressi offerti dalla scienza e dalla tecnica per la cura delle malattie possono produrre attese non realistiche, in quanto tali destinate a divenire pretese e a essere deluse.
Come reagire a tale situazione? Le proposte vanno da quella di un vero e proprio "ripensamento della medicina" con aggiornamento dello stesso paradigma scientifico, fino all'introduzione di nuovi modelli nella pratica e nella formazione, quali ad esempio la "medicina narrativa" accanto alla "medicina basata sull'evidenza". In ogni caso forti cambiamenti appaiono necessari, sia nelle pratiche assistenziali che nei processi formativi, nella consapevolezza che la Medicina, pur basata su conoscenze scientifiche, consiste in un intreccio di relazioni fra persone. C'è altrimenti il rischio, se non la certezza, che si smarrisca il concetto stesso di Medicina nel suo significato più autentico: risposta al bisogno della persona di chiedere aiuto nella sofferenza, nel dolore, nel disagio, nell'ansia, e di ricevere comprensione, consigli, informazioni, risposte. Perché la risposta a tali bisogni resti fondamento della Medicina,
è importante che questa resti bene ancorata sia alla cultura tecnico-scientifica sia a quella umanistica e alla relazione fra le persone.
già Professore di Pediatria
Università degli Studi di Napoli Federico II
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