La stella di Natale: un millenario mistero nei misteri

La stella di Natale: un millenario mistero nei misteri

La tradizione vuole che la nascita di Gesù, come raccontano Matteo e Luca nei loro Vangeli, sia stata preceduta dall'apparizione di una stella particolarmente brillante che servì a guidare i Re Magi verso la grotta di Betlemme. Tuttavia la scarsità di documenti e la delicatezza dell'argomento fanno sì che ancor oggi non si sia raggiunta una conclusione definitiva sulla realtà del fenomeno e quindi sulla natura di questo straordinario messaggero celeste, uno dei più potenti ed enigmatici simboli della cristianità.

Nei primi anni del Trecento, forse sotto l'impressione di un'apparizione particolarmente spettacolare della cometa di Halley, nella Natività degli Scrovegni Giotto scelse di rappresentare l'astro evangelico come una cometa, dando l'avvio ad un'interpretazione che s'è ben radicata nella cultura popolare, sino a diventare un ingrediente irrinunciabile del presepe, del più pagano albero, e oggi delle agnostiche decorazioni natalizie di una civiltà dei consumi qualunquista e immemore delle proprie radici.

Altri grandi artisti, come ad esempio Duccio di Buoninsegna nella coeva Natività coi profeti Isaia e Ezechiele, ora nella A.W. Mellon Collection, Gentile da Fabriano, Jan Brueghel e Giambattista Tiepolo nelle Adorazioni dei Magi rispettivamente agli Uffizi, alla National Gallery di Londra e all'Alte Pinakothek di Monaco di Baviera, preferirono la tradizionale iconografia della stella dalle molte punte, simile a quella che spicca nell'altorilievo dell'altare realizzato da Vuolvinio nel IX secolo a Sant'Ambrogio, in Milano. Altri invece ignorarono del tutto la stella nelle loro opere religiose.

Ma, per dirla alla Don Abbondio, chi era davvero costei? Prima di rincorrere la risposta, ammesso che vi sia, giova sgombrare il campo dagli equivoci. Cercar di ricostruire ciò che realmente accadde nei cieli di Giudea circa 2000 anni fa, quando il Nazareno vide la luce, può apparire ozioso esercizio se non addirittura un'accademica quanto inopportuna esibizione di abilità e dottrina a spese del mistero del Natale; ma non è così. Infatti, ove si riuscisse ad identificare il fenomeno astronomico, se di fenomeno si trattò, potremmo forse, usando il cielo come calendario, rendere più precisa la datazione della nascita del Cristo che, come vedremo, è molto incerta sia per quanto riguarda l'anno che il giorno dell'anno. E questa sarebbe una cosa "buona e giusta".

Iniziamo allora il nostro percorso investigativo - che cercheremo di affrontare restando nell'alveo del metodo scientifico, proprio come avrebbe voluto Re Federico alla sua corte - rileggendo le due uniche fonti "ufficiali" in cui si narra degli eventi portentosi che precedettero e accompagnarono la nascita di Cristo: i Vangeli di Luca e di Matteo. Di altre fonti meno accreditate e più scomode, i cosiddetti Vangeli apocrifi, diremo poi, anche perché essi non offrono credibili appigli a sostegno della nostra ricerca.

Nel libro secondo del Vangelo secondo Matteo si dice che "Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode.
Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: "Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo". Allora Erode, chiamati in segreto i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: "Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo".

Udite le parole del re, ess
i partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese. Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché
Erode sta cercando il bambino per ucciderlo".

Luca, anch'egli nel secondo libro del suo Vangelo, ci informa invece che "in quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. […] anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nàzaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo. C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: "Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia".

E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama". Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere".

Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro." Queste scarne descrizioni, di cui abbiamo sottolineato i passi cruciali, sono tutto ciò che si ha per cercare di far luce sul reale significato della tradizione evangelica.

[tratto da conferenza ciclo Come alla Corte di Federico 2003/2004]

Massimo Capaccioli
Professore di Astronomia, Università degli Studi di Napoli Federico II
Direttore dell'INAF-Osservatorio Astronomico di Capodimonte, Napoli


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