La tecnologia di Obama arriva alla Federico II

Si chiama LIDAR ed è una sintesi che sta per Laser Imaging Detection and Ranging, ed è il cuore tecnologico che deve garantire la sicurezza del Presidente degli Stati Uniti Barak Obama quando percorre i tracciati urbani definiti dal protocollo di visita o di rappresentanza. Un sistema che è costituito da alcuni scanner laser 3D, da sofisticate telecamere digitali e da molteplici antenne GPS.
Un concentrato delle più recenti tecnologie messe in sincronia per tracciare modelli tridimensionali dello spazio urbano, in modo da avere un apparato di controllo sofisticato per comprendere come migliorare la sicurezza di un percorso e quali possono essere i suoi punti deboli. Un complesso di apparecchiature che, posizionate sulla copertura di un'automobile, sono in grado di rilevare lo spazio costruito mentre si percorre una strada o si attraversa un'area della città: in tempo reale, mentre l'auto cammina lungo un percorso cittadino, questa tecnologia estremamente innovativa riesce, insieme ad un software sviluppato ad hoc, a costruire uno spazio virtuale esattamente equivalente a quello reale.
Per comprendere meglio tale sistema, si può fare un parallelo con Google Street View, l'ormai famoso servizio di Google che permette di vedere le vie di molte città del mondo semplicemente spostando un piccolo cursore su una mappa. Dopo pochi secondi siamo in grado di vedere una successione di immagini fotografiche che, da specifici punti di vista, simulano l'attraversamento di una strada o di un percorso. La tecnologia che verrà presentata il 26 novembre 2009 alla Facoltà di Architettura di Napoli, permette molto di più: infatti il modello che genera non ha punti di vista limitati, ma permette all'osservatore di decidere come percorrere il percorso da qualsiasi punto dello spazio, spostandoci a piacimento come avviene nella realtà fisica.
Le immagini, inoltre, non sono statiche, ma addirittura permettono di muoversi come in un video, diventando in assoluto i registi di un tragitto animato. Il carattere poi estremamente innovativo di questa tecnologia è che le immagini prodotte sullo schermo del computer, essendo tridimensionali e non piatte come la fotografia tradizionale, possono essere misurate per riconoscere lo spazio che viene rappresentato. Quindi non solo ci muoviamo nello spazio riprodotto dagli scanner tridimensionali con la stessa fluidità con cui ci muoviamo nello spazio che viviamo ogni giorno, ma in più possiamo conoscere tutti gli aspetti dimensionali che lo identificano.
I benefici che l'uso di questa apparecchiatura può apportare sono molteplici: da un modello fedele della realtà costituita si possono trarre informazioni molteplici che possono aiutare nella classificazione dei beni culturali e ambientali; tali informazioni possono rientrare in un processo analitico teso al monitoraggio dello spazio urbano; possono anche contribuire al riconoscimento di spostamenti geometrici degli edifici, mettendo in evidenza dissesti e pericoli, in modo da aiutare sensibilmente nella definizione di protocolli necessari per il miglioramento della sicurezza statica degli edifici. Gli scanner laser tridimensionali, infatti, possono rilevare le strutture urbane e, attraverso un accurato insieme di punti georiferiti, possono riprodurre virtualmente la realtà. Effettuando più scansioni tridimensionali in differenti periodi, si ottengono diversi contesti il cui confronto può mettere in evidenza cambiamenti e alterazioni. Il tal modo il monitoraggio del costruito si propone semplificato da una notevole riduzione dei tempi con cui si raccolgono i dati e migliorato dalla loro estrema accuratezza e precisione. I tecnic
i, pur non amando la definizione di tale tecnica come "fotografia tridimensionale", convengono che l'immagine che suggerisce questa apparecchiatura è esattamente quella di una fotografia dove però ci si può entrare e dalla quale si può ricavare un insieme di dati dalle infinite finalità.
La necessità di una opportuna lettura dei dati raccolti dalle strumentazioni si pone in rapporto di complementarietà con la fase di rilevamento. Senza una corretta interpretazione degli stessi, il supporto tecnologico potrebbe risultare non del tutto opportuno per determinate finalità.
Si intende quanto sia delicata questa fase, che necessita professionalità e capacità non facilmente reperibili, data anche la relativa giovinezza di tale sistema di rilevamento digitale. In questa fase si inserisce il lavoro della squadra di docenti e giovani dottori di ricerca dell'Università Federico II, che si propongono di testare le potenzialità tecnologiche di questo sistema di scansione tridimensionale per il monitoraggio, la conoscenza e quindi la valorizzazione del patrimonio artistico-culturale e architettonico della città. Il team di studiosi, in forza alla Facoltà di Architettura della Federico II, proviene da una già consolidata tradizione nel rilievo architettonico e ambientale, avendo avuto già diverse esperienze confluite in pubblicazioni di rilevanza nazionale e internazionale. Il loro compito sarà quello di analizzare i dati per tradurli in un modello gestibile alla maggior parte dei tecnici architetti e ingegneri, traducendo i freddi dati desunti dagli scanner in supporti grafici e multimediali comprensibili ad un'utenza più ampia. Descrizione attività scientifica.
La struttura che si pone come sede di questa operazione è il Centro Interdipartimentale di Ricerca Urban/Eco, un laboratorio della Federico II che ha la caratteristica di assumere il contributo scientifico di diversi professori provenienti dalle differenti facoltà napoletane. Alla guida del gruppo costituito per affrontare questo test scientifico sono i professori Antonella di Luggo, Massimiliano Campi e Riccardo Florio, docenti di rilievo dell'architettura, che hanno il compito di fare da cabina di regia delle operazioni di elaborazione dati, per poi sintetizzarli in supporti riconoscibili anche da tecnici che non necessariamente hanno dimestichezza con scansioni laser tridimensionali. Al loro fianco operano moltissimi giovani ricercatori – Valeria Cappellini, Raffaele Catuogno, Maria Lucia De Angelis, Nicola Rauzino, Daniela Lepore, Adriana Paolillo, Angela Caliendo – che con entusiasmo e passione scientifica prestano il loro operato per fare sperimentazione. A loro abbiamo chiesto di spiegare in parole semplici l'operazione che la Federico II si appresta ad affrontare insieme ai centri di produzione canadesi.
La sfida di questi studiosi è stata in parta già affrontata con esito, visto che alcuni di loro hanno acquisito professionalità che sono state già richieste in diversi ambiti lavorativi, dimostrando come in alcuni casi l'innovazione e lo studio in campi poco esplorati possa essere l'unico modo per porre la ricerca scientifica come tassello propedeutico per il cambiamento di quella tendenza che vede gli studi universitari non sempre in continuità con le esigenze del mondo lavorativo. (A.d.L.)
Per informazioni:
Aula Gioffredo - Facoltà di Architettura - via Monteoliveto, 3 - Napoli
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