Recuperato nelle acque di Procida un esemplare di squalo elefante

Recuperato nelle acque di Procida un esemplare di squalo elefante

Nelle acque di Procida è stato ritrovato lo scorso aprile un esemplare di squalo elefante (Cetorhinus maximus) rinvenuto morto a 500-600 metri  al largo di Punta Serra. A fare la sensazionale scoperta, Nicola Maio, un funzionario tecnico del Museo Zoologico, Centro Museale "Musei delle Scienze Naturali" dell'Università di Napoli Federico II in collaborazione con la Capitaneria di Porto di Procida.

Si trattava di un maschio adulto della misura di sei metri e del peso stimato di circa tre tonnellate. Non erano presenti ferite o segni di contusioni. Si è cercato di conservare il capo per il futuro recupero del cranio da esporre presso il Museo Zoologico della Federico II. L'ipotesi più accreditata della morte è da ricercarsi nell'annegamento in rete da pesca, trattandosi di una specie di squalo che necessitava di nuoto continuo per respirare. Si tratta di un rinvenimento piuttosto raro nel Golfo di Napoli, anche se la presenza del "Cetorino" è sempre stata nota ai pescatori del golfo.

Andando indietro nel tempo, infatti, Saverio Macrì, professore dell'Università di Napoli di storia naturale dal 1792 e di zoologia dei vertebrati dal 1806, descrisse lo squalo elefante e ne segnalò per primo la sua presenza nel Mediterraneo, considerata sino ad allora dubbia. Il "Cetorhinus maximus", è l'unica specie della famiglia Cetorhinidae e il secondo pesce esistente più grande al mondo, dopo lo squalo balena. La sua lunghezza, normalmente dell'ordine dei 9 metri per gli esemplari maschi e 10 metri per le femmine, può talora raggiungere i 12, mentre il peso può arrivare sino alle quattro tonnellate. Nonostante le dimensioni, non essendo un predatore carnivoro, non attacca l'uomo, è infatti un animale planctofago, cioè un filtratore, ingoia enormi quantità di acqua per poi flitrarla e trattenere piccoli crostacei e piccoli pesci per nutrirsi, come fanno le balene o le mante. Il muso ha forma molto allungata, specialmente negli esemplari giovanili e il peduncolo caudale è carenato.

Diffuso in quasi tutti i mari temperati, lo squalo elefante compare spesso anche nel Mar Mediterraneo ma le zone nelle quali è però più frequente sono quelle settentrionali dell'oceano Atlantico. Una scoperta scientifica e zoologica importante che arricchirà il già cospicuo valore scientifico e storico delle collezioni e il rilevante interesse artistico e culturale delle sale espositive presenti nel Centro Musei delle Scienze Naturali dell'Ateneo fridericiano, istituito nel 1992 e costituito dai musei di Mineralogia, Zoologia, Antropologia e Paleontologia. (C.C.)



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