Tigem: nuove cure per le malattie neurodegenerative

Tigem: nuove cure per le malattie neurodegenerative

La cura delle malattie neurodegenerative ha una nuova via. Giovedì 25 giugno all'Istituto Telethon di Genetica e Medicina, Andrea Ballabio ha presentato i risultati del lavoro che apre nuove vie di cura a malattie come Alzheimer, morbo di Parkinson e corea di Huntington.

Nelle nostre cellule c'è un sistema che, opportunamente stimolato, può ripulirle da molecole tossiche responsabili di queste gravi malattie.
Il direttore del TIGEM e professore di Genetica Medica della Federico II, con lo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Science, ha dimostrato per la prima volta al mondo che dietro questo sistema di smaltimento di rifiuti cellulari esiste una "cabina di regia".

Dal novembre del 2007 all'aprile del 2009 il direttore del Tigem insieme con collaboratori del suo laboratorio (Marco Sardiello, Michela Palmieri e Alberto di Ronza, Diego Medina, Chiara Di Malta e Valerio Embrione), con quattro altri ricercatori del TIGEM (Alessandro Gennarino, Francesca Donaudy, Sandro Banfi e Giancarlo Parenti) e tre ricercatori di altri istituti (Marta Valenza ed Elena Cattaneo dell'Università di Milano, Roman Polishchuk del Consorzio Mario Negri Sud), e grazie a finanziamenti Telethon, ha condotto la ricerca che ha portato a scoprire il sistema che regola lo smaltimento dei rifiuti delle cellule.

Lo smaltimento dei rifiuti cellulari avviene ad opera dei lisosomi, piccoli organelli presenti in ogni cellula che hanno il compito di trasformare in sostanze innocue tutti i prodotti tossici del metabolismo. Per farlo sono dotati di una vera e propria squadra di enzimi: basta che anche soltanto uno sia difettoso per avere gravi malattie, dette appunto da "accumulo lisosomiale", come le glicogenosi e le mucopolisaccaridosi.

Di queste malattie se ne conoscono almeno 50 e il gruppo di Ballabio le studia da tempo. La grande novità introdotta da questo studio è aver scoperto che la fabbricazione e l'attività dei lisosomi sono sotto il controllo di una fitta rete di geni, che a loro volta rispondono a un unico direttore d'orchestra: TFEB, un gene capace di potenziare l'attività degradativa della cellula agendo come un "interruttore genetico".

«Aumentando i livelli di TFEB», spiega Marco Sardiello, primo autore del lavoro, «abbiamo dimostrato che aumenta non solo la produzione di lisosomi, ma anche la degradazione delle sostanze tossiche presenti nella cellula».

Questa prova è stata fatta anche con cellule contenenti la proteina tossica responsabile della corea di Huntington. In questa gravissima malattia neurodegenerativa di origine genetica, per la quale attualmente non esiste alcuna cura, la proteina difettosa si accumula nei neuroni e li porta progressivamente alla morte. Ebbene, fornendo TFEB Ballabio e il suo gruppo hanno osservato che la proteina tossica veniva eliminata.

Questa scoperta apre dunque le porte ad un nuovo approccio terapeutico, che potrebbe potenzialmente essere applicato in tutte le malattie dovute a un accumulo di sostanze tossiche all'interno delle cellule.

«Siamo già al lavoro, su due fronti paralleli: da una parte la verifica di questi risultati anche nei modelli animali, dall'altra la ricerca su larga scala di farmaci in grado di stimolare l'attività di TFEB - spiega Andrea Ballabio - La nostra speranza è che promuovendo l'attività degradativa della cellula si riesca a evitare l'accumulo di sostanze tossiche e a prevenire cos
ì la morte delle cellule, con un approccio terapeutico di tipo farmacologico e quindi non invasivo»


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