E se dai vulcani venisse un po' di 'fresco?'

Secondo alcune recenti ricerche, sette vulcani nella regione del Pacifico Settentrionale, due situati in Alaska e cinque in Russia, rischiano di risvegliarsi a breve tutti insieme con eruzioni di grande violenza, a causa dello scontro fra placche oceaniche e continentali.
Lo scorso 22 marzo proprio uno dei due vulcani situati in Alaska, il Monte Redoubt, dopo venti anni di quiete, ha eruttato con una serie di violente esplosioni che hanno lanciato grandi quantità di cenere, polvere e gas nell'alta atmosfera. E' utile ricordare che le eruzioni vulcaniche influenzano notevolmente il clima del Pianeta dal momento che le ceneri vulcaniche, quando raggiungono i 12-13 chilometri di altezza (la cosiddetta stratosfera), rimangono in atmosfera per mesi se non per anni e, spinte dagli intensi venti in quota, si disperdono fino a generare un velo di polveri che ha la capacità di attenuare la radiazione solare incidente.
In occasione delle eruzioni più violente del passato si è osservato un raffreddamento del clima della Terra: è quanto accaduto, ad esempio, agli inizi del XIX secolo con la colossale eruzione del Monte Tambora che sconvolse a tal punto il clima da rendere il 1816 famoso come "l'anno senza estate".
Del resto alcuni studi tirano in ballo proprio i vulcani per spiegare almeno parte del surriscaldamento in atto sul nostro Pianeta: nel corso del XX secolo, infatti, i vulcani hanno immesso nell'atmosfera molto meno polveri del passato facendo quindi venire meno la loro azione refrigerante.
Adriano Mazzarella
Responsabile Osservatorio Meteorologico Università degli Studi di Napoli Federico II
da "Il Napoli" del 18.04.2009
Redazione
c/o COINOR: redazionenews@unina.it |redazionesocial@unina.it
F2 Magazine – Università degli Studi di Napoli Federico II testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli. Aut. n. 41 del 5/11/2019