La meritocrazia è un problema di cultura

Il termine meritocrazia, creato nel 1958 dal laburista inglese Michael Young, descrive il sistema di valori che premia l'eccellenza di un individuo indipendentemente dalla sua provenienza. Su questa tematica si è incentrato il convegno dal titolo "Meritocrazia: quattro proposte concrete per valorizzare il talento e rendere il nostro Paese più ricco e più giusto" tenuto presso l'aula blu del complesso universitario di Monte Sant'Angelo. A moderarlo Riccardo Mercurio, docente di organizzazione aziendale presso la Facoltà di Economia dell'Ateneo, nonché presidente del corso di laurea in economia aziendale.
Tra i presenti alla tavola rotonda, Roger Abravanel, consulente del ministro dell'Istruzione Gelmini e autore del libro "Meritocrazia", e il rettore Guido Trombetti. Il tema del convegno nonché titolo dello stesso è incentrato sulle quattro proposte per valorizzare il talento e rendere l'Italia un paese per l'appunto più meritocratico.
Una più rilevante concorrenza economica, una classe dirigente di eccellenze nel settore pubblico, una superiore qualità dell'insegnamento e più quote rosa in azienda: ecco la quaterna per utilizzare al meglio le capacità dei singoli individui ed eliminare il gap tra Nord e Sud.
"La meritocrazia è un problema di cultura", sottolinea il rettore Trombetti: "La competizione è spostata verso l'alto perché i fondi agli atenei sono stati distribuiti sulla base della ricerca scientifica. Ma le difficoltà diventano enormi quando si vanno a valutare le Facoltà e i Dipartimenti".
La sintesi della lunga esperienza professionale di Roger Abravanel è espressa anche nelle parole del professore Mercurio: "La meritocrazia nasce se c'è la volontà di realizzarla, è arrivato il momento di fare questa sorta di rivoluzione, e questo vale soprattutto per noi del Sud che spesso siamo capaci di inventare cose nuove che poi non realizziamo in concreto".
Il docente dell'Ateneo continua sottolineando come, anche in un momento delicato di crisi economica che sta attraversando l'Italia, occorre puntare sulla fiducia nel merito e sulla competizione: "La concorrenza nasce dal confronto. Sono convinto che l'attuale momento di crisi rappresenti un'opportunità da non perdere, che spinge alla comparazione e può abituarci a fare delle valutazioni in termini di risorse e di risultati. Il merito non è molto praticato nel nostro Paese, perché c'è una cultura della competizione molto ristretta e una totale mancanza di trasparenza nei processi e nelle scelte".
Una consolidata cultura della competizione e il raffronto fra le risorse e i risultati sono le fondamenta su cui fondare in Italia processi di valutazione basati sull'ottimizzazione del risultato finale e sulla chiarezza nelle scelte. (C. Crispino)
Per informazioni:
www.meritocrazia.com
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