Il 'made in Cina' in Israele già al tempo delle crociate

Il 'made in Cina' in Israele già al tempo delle crociate

Nel corso del XII e del XIII secolo, al tempo delle crociate, esisteva un fiorente commercio di ceramiche che raggiungevano il porto israeliano di Acri dal Levante mediterraneo, dall'Europa meridionale, dal Nord Africa e perfino dalla Cina. Lo rivelano nuove ricerche condotte dall'Università di Haifa da Edna Stern, sotto la direzione di Michal Artzy e di Adrian Boasz, sulle ceramiche rinvenute negli scavi di Acri dell'Israel Antiquities Authority, e sul vasellame ritrovato nei relitti naufragati intorno alle coste del Mediterraneo.

Secondo i ricercatori Acri, oltre a rappresentare la porta di accesso per i pellegrini cristiani nella terra di Israele, era uno dei più trafficati porti mercantili dell'Oriente latino e intratteneva relazioni commerciali con Europa, mondo islamico e impero bizantino. Questi ultimi studi hanno rivelato che la maggior parte dei prodotti importati consisteva in vasellame da tavola invetriato, soprattutto coppe e piatti, recipienti, giare e articoli da cucina, e che il 44 per cento delle mercanzie proveniva dalle regioni mediterranee di Cipro, Grecia e Asia Minore. Erano solidi anche i traffici commerciali con i vicini della Siria e del Libano, da dove arrivava circa il 30 per cento delle importazioni, mentre le regioni occidentali del Mediterraneo (principalmente Francia, Catalogna e Tunisia) esportavano il 3 per cento delle ceramiche. Una parte della mercanzia, seppur piccola (0,2%), proveniva addirittura dalla lontana Cina.

Contrariamente alla diffusa idea secondo cui i prodotti ceramici importati in Israele erano considerati articoli di lusso, le ricerche di Stern e colleghi indicano che la ceramica non locale non veniva importata per il suo valore; piuttosto sembra che giungesse tramite le compagnie commerciali come carico riempitivo, per economizzare gli spazi non occupati da mercanzie più pregiate. (c.m.)


Redazione

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