Campania all'avanguardia nello screening uditivo neonatale

Campania all'avanguardia nello screening uditivo neonatale

Circa un neonato su mille nasce con una grave diminuzione dell'udito che nel corso della vita può comportare disturbi del linguaggio, della relazione e dell'inserimento scolastico. Ogni anno, in Italia, un numero di bambini che va dai cinquecento ai seicento nasce con problemi di udito. In Campania, il dato si traduce in un numero che va dai 65 ai 75 nuovi nati all'anno con problemi di sordità. Patologie che, al momento attuale, vengono individuate e affrontate solo nel corso del secondo anno di vita. Ma gli interventi riabilitativi cominciati a quest'età non sono efficaci come quelli iniziati entro il sesto mese di vita.

Con il coordinamento scientifico dei Dipartimenti di Pediatria e di Neuroscienze dell'Ateneo, la Campania è la prima Regione italiana ad aver progettato, dal 2004, ed avviato, dal 2006, un programma di screening neonatale dei disturbi uditivi che prevede un primo esame nel secondo o terzo giorno di vita.

Lunedì 16 luglio, dalle 9 alle 11, presso l'Aula Magna ‘Gaetano Salvatore' della Facoltà di Medicina e Chirurgia d'Ateneo, il ministro della Salute, Livia Turco, e il ministro per le Riforme e l'Innovazione nella Pubblica Amministrazione, Luigi Nicolais nell'incontro dal titolo "Screening neonatale dei disturbi dell'udito" discuteranno sulle criticità e sulle problematiche del progetto emerse dall'esperienza campana, nell'ottica della futura adozione dello screening a livello nazionale. Saranno presenti il rettore Guido Trombetti, Teresa Armato, assessore all'Università e alla Ricerca Scientifica della Regione, Angelo Montemarano, assessore regionale alla Sanità, Giovanni Persico, preside della Facoltà di Medicina, Tonino Pedicini, direttore generale Arsan Campania,  Carmine Marmo, direttore generale dell'AOU Federico II, il professore dell'Ateneo Nicola Mazzocca, Ludovica Perletti, commissario nazionale LEA e i professori dell'Ateneo responsabili del Progetto, Elio Marciano e Alfredo Pisacane.

La Regione, per cominciare il prima possibile le cure necessarie, ha sperimentato, infatti, una metodica che permette di capire se anche i neonati molti piccoli ci sentano bene: la tecnica delle "emissioni oto-acustiche", che viene oggi utilizzata in molti paesi industrializzati come test di screening della sordità infantile.

Si tratta di un test che consiste nell'inviare un suono all'orecchio del bambino e nel registrare la risposta di determinate cellule dell'orecchio interno a tale suono. I bambini che rispondono a questo test in un modo non appropriato faranno un approfondimento dell'udito con altre tecniche. Questa tecnica permette di stabilire, entro il terzo-quarto mese di vita, se un bambino abbia o meno un deficit uditivo.
Del tutto sicuro e di facile attuazione il test di screening permette principalmente di cominciare precocemente la protesizzazione e la riabilitazione logopedica di un bambino sordo, con rilevanti vantaggi sullo sviluppo neuromotorio e del linguaggio e sul futuro inserimento scolastico e sociale.

Tutti i punti-nascita della Regione hanno ricevuto l'apparecchiatura e hanno gradualmente cominciato a eseguire il test di screening a tutti i nati. Le Aziende sanitarie e ospedaliere hanno provveduto a istituire strutture per la conferma della diagnosi. Intorno a ciò, si sta inoltre lentamente creando una rete di audiopr
otesisti, logopedisti, otorinolaringoiatri, pediatri, neuropsichiatri e psicologi capaci di farsi carico e seguire nel tempo i bambini identificati.

Numerose le difficoltà cui questo screening deve far fronte. Innanzitutto quelle di un'organizzazione complessa e con competenze di lavoro di squadra ancora non presenti nel nostro servizio sanitario. Ma, alla luce dei notevoli vantaggi per bambini e famiglie, il Ministero della Salute ha promosso l'adozione del Progetto includendolo nella Finanziaria 2007 e ponendolo tra gli obiettivi dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).

In allegato il programma completo della giornata.

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Redazione

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