Rifiuti in Campania: si riempie uno stadio ogni mese

I cittadini che seguono sui mass media le vicende dell'emergenza rifiuti sentono parlare di tonnellate di immondizia non raccolta e da smaltire. Per rendere più immediata la comprensione delle difficoltà connesse allo smaltimento dei rifiuti, cerchiamo di semplificare il problema.
In Campania vi sono 551 comuni e 5.701.931 abitanti così suddivisi: Provincia di Avellino, 432.000 abitanti, densità 155 ab/Km²; Provincia di Benevento, 286.500 abitanti, densità 138 ab/Km²; Provincia di Caserta, 855.000 abitanti, densità 324 ab/Km²; Provincia di Napoli, 3.076.000 abitanti, densità 2627 ab/Km²; Provincia di Salerno, 1.076.000 abitanti, densità 219 ab/Km².
La produzione media annua di rifiuti supera i 2.500.000 ton, equivalenti a circa 1.200.000-1.500.000 mc di immondizia tritata dagli impianti CDR (Combustibile da Rifiuti), che dovrebbero produrre balle da bruciare ma che invece tritano solo la spazzatura.
La produzione mensile media di rifiuti è compresa tra 100.000 e 120.000 mc tritati. Per rendere un'idea di quanto siano, si tenga presente che ogni mese i rifiuti regionali riempiono un volume equivalente ad uno stadio (campo di calcio con pista di atletica) delimitato da una tribuna alta circa 15 metri. Ogni anno, pertanto, occorrono volumi (leggi discariche) pari a circa 12-15 stadi da riempire. È evidente che la Provincia di Napoli produce la maggior parte di rifiuti e che per l'elevata densità abitativa è quella con minore territorio utilizzabile per discariche; ne discende che è la provincia più interessata alla raccolta differenziata e al riciclaggio. Più è efficace la raccolta, meno rifiuti esporta nelle altre province.
Analizzando la mappa delle discariche disponibili attualmente in Campania, si rimane allibiti.
Dopo 13 anni di emergenza rifiuti la Campania ha una autonomia di discariche per alcuni mesi, calcolando anche il nuovo sito di Macchia Soprana che è solo di stoccaggio momentaneo.
Le discariche di Savignano Irpino e S. Arcangelo Trimonte non sono ancora pronte e per il loro eventuale completamento ci vorranno alcuni mesi, dopo le solite cariche della polizia; occorre più tempo per realizzarle che per riempirle di rifiuti.
La discarica di Terzigno nel Parco Nazionale del Vesuvio, se si farà, perché secondo le leggi dello Stato Italiano e della Comunità Europea non sarebbe possibile, sarà pronta fra molti mesi. Affrontando scientificamente la situazione si evince che per uscire degnamente dall'emergenza occorreranno almeno 5 anni durante i quali gli scarti da accumulare in discarica saranno sempre consistenti. Vuol dire che si devono individuare altre aree equivalenti ad oltre 50 stadi da colmare di rifiuti. Non si dimentichi che occorrerebbero altri 50 stadi circa per accumularvi le ecoballe prodotte finora imballando l'immondizia tritata.
Basandoci sulle conoscenze scientifiche e tecniche e sulle esperienze maturate sul campo, entriamo nel merito dell'attuale situazione emergenziale che richiede la realizzazione, subito, di una discarica regionale ‘modello', non inquinante, che dia la possibilità di smaltire i rifiuti per diversi mesi, come ho già descritto in altri articoli. Attuando una sempre più spinta raccolta differenziata ed un efficace riciclaggio, entro pochi anni il volume di rifiuti da smaltire dopo il trattamento previsto per legge in impianti moderni e adeguatamente funzionanti, diminuirà progressivamente e con esso il numero degli ‘stadi' da riempire di scarti.
È evidente che non si deve attendere l'inizio del 2008
quando cesserà il Commissariato straordinario, per affrontare professionalmente la risoluzione dell'attuale problema rappresentato dalla localizzazione delle discariche. Non solo per evitare lo sconcio attuale e i rischi di epidemie sanitarie ma anche perché le discariche devono essere realizzate in modo da non danneggiare le risorse ambientali, l'assetto socio-economico e la salute dei cittadini, tenendo presente che tutti i cittadini hanno gli stessi diritti.
È dovere primario per i rappresentanti di Pubbliche Istituzioni assicurare che nella realizzazione di una discarica, che può avere un notevole impatto sull'ambiente, siano considerati gli obiettivi di proteggere la salute e di migliorare la qualità della vita umana, provvedere al mantenimento della varietà delle specie e conservare la capacita' di riproduzione dell'ecosistema, di garantire l'uso plurimo delle risorse e lo sviluppo sostenibile, di valutare gli effetti diretti ed indiretti sull'uomo, sulla fauna, sulla flora, sul suolo, sulle acque di superficie e sotterranee, sull'aria, sul clima, sul paesaggio e sull'interazione tra detti fattori, sui beni materiali e sul patrimonio culturale ed ambientale, di garantire in ogni fase della procedura l'informazione e la partecipazione dei cittadini. I poteri ‘straordinari' devono essere usati in maniera straordinariamente positiva da persone che sappiano governare le situazioni emergenziali con professionalità, prontezza, trasparenza, con i contributi della scienza, della tecnica e sempre ispirati al buon senso. Solo con l'autorità e l'improvvisazione non si esce indenni da situazioni di emergenza. Si corre sempre più il rischio che per togliere i rifiuti dalle strade si distruggano anche le risorse ambientali con gravi e irreversibili minacce all'assetto socio-economico basato sulle risorse naturali (acqua e suolo).
Prof. Franco Ortolani
Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio Università degli Studi di Napoli Federico II
Per informazioni:
www.dipist.unina.it
Redazione
c/o COINOR: redazionenews@unina.it |redazionesocial@unina.it
F2 Magazine – Università degli Studi di Napoli Federico II testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli. Aut. n. 41 del 5/11/2019