L'Archeologo del futuro non scava

L'Archeologo del futuro non scava

Le tecnologie più avanzate di rilevamento, documentazione, analisi, diagnosi e comunicazione del paesaggio archeologico: sono alcuni dei temi affrontati durante il più importante convegno al mondo di archeologia e telerilevamento "From space to place. 2nd International conference on remote sensing in Archaeology ", tenutosi dal 4 al 7 dicembre a Roma.

Il convegno è stato dedicato agli scavi virtuali e agli sviluppi futuri della professione di archeologo, il quale si servirà di immagini telerilevate, laser scanner, radar e lidar per esplorare il suolo e ricostruire antiche civiltà. L'archeologo del futuro, infatti, non scava, ma vede cosa si cela nel suolo grazie al telerilevamento e a tecnologie che consentono la vista di stringere sempre più sul dettaglio di un sito, fino ad esplorarne le viscere.

"Se in passato", spiega Maurizio Forte chair della conferenza e primo ricercatore dell' Istituto di tecnologie applicate ai beni culturali (Itabc) del Cnr, "lo scavo rappresentava, anche in senso romantico, il centro ineludibile dell'attività archeologica, il futuro ci riserva un'archeologia in grado di restituire informazioni senza neppure toccare il terreno, grazie a tecniche che consentiranno soprattutto di raccogliere dati di maggiore qualità, risparmiando tempo, risorse umane e danaro. Il telerilevamento in archeologia ci permette di vedere l'invisibile, oltre la vegetazione e la profondità dei suoli, grazie a satelliti, laser scanner, radar, lidar, firme iperspettrali".

Organizzatore del convegno il Virtual Heritage Lab del Cnr, in cui lavorano specialisti di varie discipline, in collaborazione con le maggiori istituzioni mondiali nel settore. Attualmente il laboratorio è impegnato in un progetto, con la partnership di SEAT-Pagine Gialle, che consentirà di navigare nel modello tridimensionale della Roma imperiale attraverso l'elaborazione di foto satellitari di elevatissima risoluzione (20 centimetri).

Tante le domande alle quali gli esperti hanno cercato di rispondere: Come si identifica un sito? Come lo si scopre senza scavarlo? Quali saranno gli scenari futuri della scienza che studia l'antico? Riusciremo a ricostruire il passato come un ambiente vivo? Come si comunica l'antico? Ad alcuni dei quesiti risponde ancora Maurizio Forte:

"Dobbiamo immaginare un archeologo-cibernetico che prima studia il paesaggio dal proprio laboratorio, poi lo documenta e lo analizza sul campo, quindi di nuovo lo rielabora e lo ricostruisce in laboratorio, e poi lo comunica al pubblico in un museo con una tecnologia di realtà virtuale e in Internet con un sistema Web-GIS. Questo è il più grande convegno al mondo che sia mai stato organizzato sulle applicazioni di telerilevamento e le tecnologie digitali in archeologia. La partecipazione della delegazione Unesco, che patrocina l'iniziativa, ci onora e conferma che le tecnologie nel settore condizioneranno le politiche culturali future. Il titolo della conferenza, dallo ‘Spazio al Luogo', vuole comunicare che il lavoro delle tecnologie spaziali e digitali è finalizzato alla ricostruzione di quel senso del luogo e del tempo che permette alle comunità locali di riappropriarsi delle proprie tradizioni, dello spirito di appartenenza all'ambiente e al paesaggio che è alla base della
nostra identità culturale"

Insomma, bisogna ripensare i curricula: non si può studiare l'archeologia come trent'anni fa. (e.f.)


Per informazioni:
Dr. Maurizio Forte - Itabc del Cnr - tel. 06.906.72.721

maurizio.forte@itabc.cnr.it

www.space2place.org


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