Farmaco antiaviaria dal plexiglass

Costa poco e può essere prodotto in tempi rapidi. È il procedimento di lavorazione per un farmaco antiaviaria annunciato dal premio Nobel per la Chimica Elias Corey. Il principio attivo di questo medicinale "povero" è estratto da sostanze usate per le plastiche sintetiche.
La novità è legata ad una scoperta effettuata dal Prof. Corey il quale, già scopritore di una metodologia di sintesi di sostanze organiche complesse, ha studiato una formula per produrre l'oseltamivir, il principio attivo alla base dell'antivirale, estraendolo, e questa è la novità, da sostanze comunemente utilizzate per le plastiche sintetiche come il plexiglass, materia prima facilmente reperibile e a buon mercato.
Anche se i vantaggi del metodo Corey sono numerosi, non manca lo scetticismo. L'azienda farmaceutica Roche, principale produttrice del Tamiflu antiaviaria, fa sapere: "Non siamo al corrente della scoperta, per questo andiamo avanti per la nostra strada. Stiamo costruendo un nuovo stabilimento in America, un investimento da 400 milioni di euro che ci permetterà di incrementare la produzione", naturalmente continuando a seguire la tecnica della quale l'Azienda possiede il brevetto.
Sulla tecnica Roche, però, vige la massima riservatezza. Si che il procedimento per la produzione delle capsule di Tamiflu è lento, costoso e a tratti, pare, pericoloso. Esisterebbe infatti una fase di lavorazione tossica-esplosiva che l'Azienda fa eseguire in un Paese europeo, lontano dalla Svizzera, dove si troverebbero i macchinari adatti.
Proprio questa fase pericolosa, e svolta in luogo segreto e protetto, potrebbe essere eliminata adottando il procedimento del prof. Corey. La scoperta del premio Nobel è stata pubblicata sulla rivista scientifica "Journal of the American Chemical Society" e non è ancora stata brevettata per un motivo ben preciso. La speranza di Elias Corey, infatti, è che il suo lavoro possa salvare vite umane, specialmente nei paesi più poveri. (e.f.)
Redazione
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