Jacopo Sannazaro e la cultura del Rinascimento europeo

Jacopo Sannazaro e la cultura del Rinascimento europeo

Con il convegno di studi "Jacopo Sannazaro La cultura napoletana nell'Europa del Rinascimento", l'Università Federico II promuove un progetto di respiro europeo sulla figura dell'autore dell'Arcadia. Attraverso l'analisi dell'opera di uno degli scrittori di spicco dell'Umanesimo napoletano, il 27 e 28 marzo 2006, un gruppo di studiosi e ricercatori provenienti da diverse sedi universitarie d'Europa e del Nord America, ricostruirà il profilo critico del Sannazaro.
La due giorni si propone di indagare quanto ha influito la diffusione della cultura napoletana nell'Europa del Rinascimento, una cultura capace di produrre e di esportare una vivacità di interessi e di dialogare anche con altri centri culturali come Firenze, Venezia, Siena, Roma, fino ad arrivare in Francia dove, il Sannazaro, contribuì notevolmente a far conoscere la cultura napoletana.

Stimato ed apprezzato in tutta Europa (Sulla Fortuna del Sannazaro in Europa ne parleranno Bartuschat, Gargano, Vecce e Concolato), Sannazaro (1457-1530) lavorò presso la dinastia Aragonese e fu legato al re Federico III da una leale amicizia tanto da seguirlo nel suo esilio in Francia.
«Grazie al processo di trasmissione del patrimonio culturale napoletano e di ricezione-assimilazione dei patrimoni dei suoi interlocutori – dice Pasquale Sabbatino, curatore del convegno – il viaggio di Sannazaro in Francia e nell'Italia del Nord diviene un momento significativo della vicenda di diffusione e disseminazione della civiltà napoletana del Rinascimento nell'Europa del ‘500».
Nel 1505, Sannazaro ritorna a Napoli e conduce una vita appartata nella villa di Mergellina donatagli dal re (La casa del Sannazaro sarà l'oggetto della relazione di Francesco Divenuto).

"La città gentile", come la definisce Pasquale Sabbatino, quella degli Aragonesi, che lo aveva conquistato e ispirato, si andava ingrandendo e trasformando in un luogo caotico. Pochi anni dopo la sua morte, infatti, nel 1536, il vicerè don Pedro Alvarez de Toledo iniziò a sviluppare un piano di revisione architettonico ed urbanistico della città. De La città al tempo del Sannazaro se ne occuperà Rosa Maria Giusto. Intimamente melanconico e sognatore, il letterato coltiva un sogno. «Dapprima sogna una nuova età aurea e la identifica con la Napoli Aragonese – dice Sabbatino - successivamente, con la definitiva caduta della monarchia, nel 1501, la individua nella Roma di Papa Leone X, allora capitale dell' Umanesimo latino e di una fiorente letteratura mariana».

Frutto di un ispirazione religiosa è il De partu Virginis, poema mariano dedicato alla maternità della Madonna e alla nascita di Cristo, in cui cerca di fondere la materia evangelica con lo spirito della poesia virgiliana. «Leone X – continua Sabbatino - coglie nel poema di Sannazaro un'opera di grande respiro, in cui egli ritrova alcuni tratti fondamentali della sua strategia culturale, di una letteratura tesa a rilanciare la figura della Madonna in risposta al ridimensionamento operato da Lutero e dai Protestanti. Nel 1527, con il sacco di Roma, tramonta il sogno di restaurare l'età aurea, di Leone X , dell'umanesimo latino». (O.P.)



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