Tutto quello che avreste voluto sapere sull'aviaria

Tutto quello che avreste voluto sapere sull'aviaria

Posso mangiare il pollo?
Posso toccare i piccioni?
Le paperelle negli stagni dei parchi pubblici sono a rischio?
Come si sono ammalate le persone morte d'influenza aviaria? Quante sono?
Cosa fare se si incontrano uccelli ammalati?



Gli unici che in questo momento in Italia rischiano realmente di morire di influenza aviaria sono i pollivendoli, che sono a un passo dal suicidio. Per il resto nel nostro paese, la probabilità di ammalarsi è insignificante. Nel mondo si sono finora registrati 118 contagi umani per 61 decessi. Ma queste cifre non sono da prendere come degli exit-poll apocalittici. Anche se l'attuale epidemia degenerasse in una pandemia infatti, il suo tasso di mortalità non dovrebbe superare il 4-5%, come per le ultime due pandemie subìte (1957, 1968), e nei paesi in cui il virus circolerebbe si infetterebbe circa il 40% delle persone. In Italia gli esperti del Centro per il Controllo delle Malattie (CCm) predicono 16 milioni di persone a rischio contagio con 150mila decessi.

Ci sono però buone notizie che, chissà perché, sembrano diffuse malvolentieri. Le buone notizie sono che l'H5N1, virus responsabile di tutto, non è ancora capace di trasmettersi da uomo a uomo, cosa che avvierebbe la pandemia. Per diventare così pestilenziale dovrebbe coniugarsi felicemente – per lui – con un virus umano in un organismo terzo rispetto all'uomo e all'uccello, magari un maiale che abbia già contratto l'influenza umana. Si mescolerebbero e il prodotto finale sarebbe un irbido offensivo per uomini e uccelli. In questo senso però, anche un uomo influenzato con la febbre aviaria sarebbe adatto. Ma questo non è ancora accaduto. Dal 1997, anno in cui a Hong Kong è stato per la prima volta isolato nel suo maligno sottotipo H5N1, il virus si è incrudelito ma non è ancora diventato globalmente letale. Essendo di ceppo A, è però caratterizzato da grande "trasformismo" e si evolve molto facilmente durante la propagazione.

E' ovvio che nessuno oggi è in grado di dare ordini all'H5N1 ma la ciclicità delle manifestazioni pandemiche fa pensare a una in arrivo. In questa ipotesi, quanto impiegherà il virus a girare il mondo? Stando ai precedenti storici, 6-9 mesi. Ma un tempo si viaggiava soprattutto in nave, spostandosi con difficoltà. Dato il progresso raggiunto - aerei e voli low cost - il Ministero della Salute stima oggi 3 mesi. Quello che è certo è che non si tratta di "se" ma di "quando": la pandemia è inevitabile. Queste le cattive notizie, che bisogna dare perché ci sono.

L'influenza aviaria fu individuata in Piemonte nel 1878. Da allora si è manifestata in forme più o meno virulente e nel 1970 è emerso che i portatori del virus sono gli uccelli acquatici (soprattutto Anatidi: anatre, folaghe, oche, cigni etc. che sono piuttosto resistenti alla malattia e la diffondono) poco controllati, vivendo allo stato brado. Solo 18 focolai dal 1959 al 1997 ma i casi, dal 1997, sono diventati più numerosi e acuti. Dagli uccelli migratori l'infezione giunge ai volatili domestici, deboli e di piccola taglia, che muoiono in 48 ore.
La gallina infetta non fa uova. Un uovo che comunque dovesse infettarsi non si schiuderebbe.

Il virus è trasmesso fra gli uccelli e dagli uccelli agli uomini mediante:
- acqua da bere;
- aerosol (particelle in sospensione distribuite nell'atmosfera - quelli a temperature basse sono più congeniali alle sue caratteristiche)
- secrezioni respiratorie e congiuntivali;
- feci (si trova nell'intestino dei volatili.

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quo; capace di resistere un mese a 4°C, per 6-7 giorni a 36°C e muore a 60-70°. Questo significa che un uovo è sicuro se cucinato sodo. E che un pollo che sia stato cucinato è sicuro. Mettere allo spiedo un pollo è sicuro, perché è eviscerato. Gli unici ad essere a rischio sarebbero gli allevatori, ma i professionisti dell'avicoltura non sono mai morti finora, onorando regole igieniche ben precise.
I piccioni sono refrattari al virus, quindi si può andare sereni a Venezia. Le papere negli stagnetti dei parchi non sanno nemmeno che è in atto un'epidemia. Di solito i parchi pubblici cittadini non sono ricettacoli di anatroni selvatici..

Gli uomini contagiati vivevano in nuclei familiari con l'audace abitudine di andare letteralmente a letto con le galline (promiscuità uomo-animale).Allevamenti a cielo aperto, igiene pessima, incuria sanitaria a prova di bonifica, polli razzolanti nelle case come nelle stie, probabile confusione fra casa e stia, causano un carico virale altissimo. Individui malnutriti e immunitariamente deficitari venuti in contatto con dosi elevate di virus hanno avuto la peggio.
Vanno poi menzionati i combattimenti fra galli, altra forma di contatto pericoloso.

In Italia la situazione è diversa: avicoltura organizzata in filiera, gestione di tipo industriale, implementazione di un sistema di controlli sanitari a tutela del consumatore dall'incubazione delle uova al macello, fino alla distribuzione.

Qualche pennuto con una brutta cera può segnalarsi ai veterinari della più vicina ASL, Istituto Zooprofilattico o al Ministero della Salute. Abbattuti gli uccelli, disinfesteranno luoghi e materiali sospetti.
Il gatto dell'isola di Reugen (Germania) non è il primo a perire sotto i colpi del virus. Già un altro micio si spense in Vietnam lo scorso agosto ma lo fece con orgoglio, dato che nell'ottobre del 2004 erano cadute addirittura 12 tigri di uno zoo privato thailandese. Ma sono queste "prove tecniche di mutazione" del virus ancora troppo isolate per spaventare la categoria felina, e l'uomo.

Un vaccino si ultima in circa quattro mesi, e dev'essere specifico per il ceppo d'influenza. E finora NON ESISTE. E non perché quelli già lanciati sul mercato siano andati a ruba ma perché ora come ora NON ESISTE L'INFLUENZA AVIARIA UMANA, non c'è ceppo contro cui muoversi. Quelli venduti erano vaccini contro l'influenza aviaria, contro la forma di virus che attacca i polli, e giusto quelli potevano difendere.
Quindi attenzione, non facciamoci trattare come polli.

Stefano Pisani
allievo MasteCodiS


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