Donne con la luna: tra espressione culturale e trasmissione del sapere

Donne con la luna: tra espressione culturale e trasmissione del sapere

E' uscito da pochi giorni il nuovo libro dell'antropologa e docente dell'Università Federico II Gianfranca Ranisio. Si intitola 'Quando le donne hanno la luna. Credenze e tabù' (ediz. Baldini e Castoldi) e rappresenta un resoconto culturale delle tappe biologiche dell'universo femminile, reso attraverso 24 testimonianze di donne di diverse generazioni che, come afferma l'autrice stessa, "hanno vissuto l'intero ciclo femminile", dalla pubertà alla menopausa, "sperimentando su di sé, sul proprio corpo, le trasformazioni corporee legate al loro essere donna, ma in periodi diversi".

Documento scientifico sotto forma di vita vissuta, il libro della Prof. Ranisio "segue il filo rosso di sangue, che attraversa e tiene insieme le varie fasi della vita di ogni donna". Il sangue femminile è carico di valenze simboliche, la sua presenza rappresenta ciò che caratterizza, struttura ed esalta la differenza sessuale. È esperienza a cui, in quanto donne, non si può sfuggire, è costrizione ma anche attesa.

La ripetitività dell'esperienza mestruale induce la donna a "sentire" acutamente il proprio corpo e i processi psicologici da esso determinati. Questa ciclicità istituisce uno stretto legame tra la vita femminile e la luna, motivo dominante nell'intreccio del testo. Da tale legame, infatti, derivano le antiche credenze secondo le quali la luna, con l'alternarsi delle sue fasi, influenza la vita delle donne.

La tesi di partenza dell'autrice è che la medicalizzazione, cioè l'assunzione di farmaci creati "apposta" per mitigare gli effetti dolorosi del ciclo mestruale, rappresenti una delle forme di controllo del corpo femminile. Ciò che in passato veniva lasciato alla gestione femminile e che con i suoi momenti permessi e vietati rinviava a una percezione del tempo diversa, oggi non esiste più: ad annullare disagi e sofferenze interviene il trattamento farmacologico. Le fasi del ciclo sono viste come una patologia da curare, perché sottraggono tempo al ritmo frenetico del quotidiano e mal si coniugano con i modelli che la società ci chiede di perseguire. (e.f.)



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