"L'attore è interprete in grazia solo di un ‘naturale' istinto istrionico o anche per l'apporto di una cultura più ampia di quella esclusivamente teatrale?" E' la domanda che si pone il dantista Luigi Scorano a proposito di Peppino De Filippo, e a cui risponderà nel corso della Giornata di studio, che si terrà lunedì prossimo, 28 novembre, al Centro Congressi della Federico II, dedicata all'attore-autore partenopeo.

La relazione di Scorrano tratterà infatti proprio del rapporto di Peppino De Filippo con la letteratura. "La presenza di quel territorio della cultura che è la letteratura, nell'opera di Peppino, - ha anticipato Scorrano - è rilevabile a vari livelli. Da una parte c'è l'uso della citazione in funzione parodistica: celebri passi di opere letterarie vengono immessi in contesti che doppiano le situazioni. E' il tratto più evidente ed è utilizzato per suscitare un effetto comico che lo spettatore percepisce per la conoscenza del riferimento condivisa con l'autore''. Da questo punto di vista gli autori più "sfruttati" da Peppino sono i grandi della nostra letteratura, da Dante a Manzoni, fino a Leopardi.

Ma Peppino De Filippo non sempre rivisita la letteratura in chiave comica. Anche questo tratto dell'opera di Peppino sarà evidenziato da Scorrano nella sua relazione. "La letteratura contribuisce anche ad una riflessione sul ‘teatro' e sulla sua essenza, oltre che sul suo linguaggio''.

Peppino "scrittore di versi" sarà, invece, l'argomento della relazione del poeta Michele Sovente. Una versificazione, quella di Peppino De Filippo, che secondo Sovente è fatta "di sentimenti, di atmosfere intimistiche, di paesaggi e personaggi presi dalla vita quotidiana".

Temi ricorrenti dei versi di Peppino, raccolti in "Paese mio! Poesie e canzoni napoletane", ha anticipato Sovente, sono la morte, l'amore, il male e il tempo. (L.C.)