Al Madre visite guidate gratuite alla mostra 'Attesa' con Mimmo Jodice

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Tre visite guidate gratuite in compagnia dell'artista, tre occasioni per visitare Attesa. 1960-2016, la più ampia mostra retrospettiva mai dedicata alla ricerca di Mimmo Jodice (Napoli, 1934), uno degli indiscussi maestri della fotografia contemporanea, segnalata dalla stampa fra le "mostre dell'anno". Lunedì 26 settembre, sabato 15 ottobre, in occasione della dodicesima Giornata del Contemporaneo promossa dall'AMACI  e lunedì 24, in occasione dell'ultimo giorno di apertura della mostra , alle 18, il maestro Jodice condurrà personalmente le visite didattiche con il supporto dei Servizi educativi del museo MADRE.
 
La mostra si articola in più sezioni tra loro connesse e inizia nella sala Re_PUBBLICA MADRE al piano terra, dove è messa in scena, nel formato di una grande proiezione cinematografica (Teatralità quotidiana a Napoli, 2016), una selezione di immagini dalle serie dedicate, negli anni Sessanta e Settanta, alla città di Napoli, lavori di matrice sociale e di impegno civile degli anni Sessanta e Settanta: dalla registrazione di forme di aggregazione sociale come i cortei del partito comunista o le feste popolari, alle condizioni di vita manicomiali e carcerarie, dalle dinamiche del lavoro in fabbrica, fra cui agli impianti di Bagnoli, e dalla denuncia del lavoro minorile o dei meccanismi di esclusione sociale alla vita di strada nei bassi e nelle periferie napoletane.
 
Al terzo piano del museo la mostra presenta, in un percorso appositamente concepito per gli spazi del MADRE, più di cento opere, dalle seminali sperimentazioni sul linguaggio fotografico degli anni Sessanta e Settanta fino ad una nuova serie (Attesa, 2015) realizzata in occasione di questo progetto retrospettivo. Sono proposti, in un allestimento unitario, tutti i più importanti cicli fotografici di Jodice – dedicati al mondo antico, alla natura morta, alla dimensione urbana, al rapporto con la storia dell'arte – in cui si articolano i principali aspetti e temi della sua ricerca: le radici culturali del Mediterraneo, le epifanie del quotidiano, che declinano un'archetipica antropologia degli oggetti comuni, l'astrazione delle metropoli contemporanee, posta a confronto con l'incanto del paesaggio naturale, la relazione fra tensione metafisica e dimensione della cronaca, così come fra il perdurare del passato nell'identità del presente.
 
L'inizio e la fine del percorso espositivo al terzo piano del museo sono dedicati alle ricerche sperimentali degli anni Sessanta e Settanta: incunaboli di una fotografia che si declina come investigazione concettuale delle potenzialità del linguaggio fotografico, mentre nelle tre ali del terzo piano si succedono poi – in una stringente contiguità e continuità fra i tre differenti tempi del passato (prima sezione), del futuro (seconda sezione) e del presente (terza sezione) – opere da tutte le principali serie di Jodice, a partire dagli anni Ottanta. Nella prima sezione si procede dalle radici culturali del Mediterraneo (ricerca avviata nel 1985) alle epifanie del quotidiano (Eden, serie del 1995 presentata in mostra in una nuova versione inedita). Così come, nella terza sezione, dal confronto fra volti e corpi della Napoli contemporanea e i capolavori delle collezioni del Museo Nazionale di Capodimonte (Transiti, 2008) ci si volge alla relazione fra l'incanto del paesaggio naturale e la fantasmagoria metropolitana delle città contemporanee. Mentre nella seconda sezione, collocata al centro della mostra, prende corpo la matrice visionaria e meditativa di tutta la ricerca di Jodice e si dischiude compiutamente il nuovo ciclo Attesa, attesa di un futuro che mai si compie e che annulla, così, lo scorrere stesso del tempo.
 
Per la prima volta in una sua mostra Jodice lascia infine affiorare anche le fonti di ispirazione della sua ricerca, rappresentate da opere selezionate con l'artista stesso: due capolavori dell'archeologia mediterranea (la scultura in marmo bianco del Compagno di Ulisse e il busto in bronzo di Artemide, provenienti da quell'ipotetico museo del mare nostrum che Jodice evoca nelle sue opere di soggetto archeologico) sembrano presagire, tramite il catalogo di frammenti antiquari delle acqueforti su rame di Giovanni Battista Piranesi, la loro futura sintesi fotografica. La ferocia astratta di Eden oscilla fra la Natura morta con testa di caprone (1645-1650) di Jusepe de Ribera e la quiete delle nature morte di Giorgio Morandi, mentre i paesaggi di Jodice sembrano trovare accogliente assonanza nelle metafisiche piazze d'Italia di Giorgio De Chirico (La grande torre, 1932-38) o nei silenziosi, compendiari, minimali scenari cittadini di Mario Sironi (Paesaggio urbano, 1920). (c.s.)

Redazione

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