Modelli alternativi per studi sull'invecchiamento: Federico II all'avanguardia

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In un recentissimo editoriale apparso su Nature viene presentata una nuova specie modello, il teleosteo Nothobranchius furzeri, che sta assumendo un'importanza sempre maggiore negli studi sull'invecchiamento e sulle patologie ad esso associate.

Un gruppo di ricerca del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali della Federico II, coordinato dai professori Paolo de Girolamo e Luciana Castaldo, ha cominciato pioneristicamente ad utilizzare tale modello animale in collaborazione con il professor Alessandro Cellerino della Scuola Normale Superiore di Pisa ed il Leibniz Institute on Aging - Fritz Lipmann Institute (Germania).

La ricercatrice Livia D'Angelo, del gruppo di ricerca dell'Ateneo federiciano, riporta nell'editoriale la sua esperienza sugli studi di neuroanatomia condotti sul Nothobranchius, sfociati nella realizzazione di un atlante anatomico del cervellodel teleosteo, pubblicato su Anatomical Record, organo ufficiale della Società Americana degli Anatomisti.

Il modello è un pesce annuale africano, che vive in pozze temporanee di aree semidesertiche dell'Africa sud-orientale, caratterizzate da precipitazioni scarse ed imprevedibili, che garantiscono la presenza di acqua solo durante la breve stagione monsonica. La sua importanza deriva dall'essere il vertebrato con il ciclo vitale più breve in natura. Infatti, la sua aspettativa di vita è limitata, anche in laboratorio, a soli tre mesi. Il suo ciclo vitale ha adottato come strategia evolutiva di sopravvivenza due caratteristiche fondamentali: una crescita esplosiva, che gli consente di raggiungere la maturità sessuale in sole tre settimane, ed un conseguente ed altrettanto rapido invecchiamento. Negli ultimi anni, studi sperimentali hanno provato che questa breve aspettativa di vita è dovuta ad un'accelerazione del processo di invecchiamento, come dimostrato dall'espressione di marcatori diagnostici, che si concretizza, ad esempio, nella riduzione dell'attivitá locomotoria e cognitiva, in degenerazioni a carico del sistema nervoso centrale e di organi periferici.

Inoltre, il genoma è stato recentemente sequenziato, assemblato e annotato; così come tecniche di transgenesi e di genome-editing sono state già messe a punto.

Le peculiarità biologiche del Nothobranchius, unite alle tecnologie disponibili, lo rendono un modello di enorme interesse per i futuri sviluppi sulle patologie correlate all'invecchiamento, tumori e neurodegenerazioni, e, in linea con la recente Direttiva europea sull'uso di animali a fini scientifici, permettono di ridurre in maniera drastica il numero di vertebrati superiori che si utilizzano nella ricerca biomedica.


Redazione

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