Medulloblastoma pediatrico: scoperto un bersaglio molecolare che potrebbe cambiare la cura
Medulloblastoma pediatrico: scoperto un bersaglio molecolare che potrebbe cambiare la cura
È stata individuata una firma genetica che potrebbe spiegare la resistenza alla radioterapia del medulloblastoma di Gruppo 3, tumore cerebrale maligno, che si sviluppa nel cervelletto, più frequente nell'infanzia, spesso caratterizzata da alta resistenza alla radioterapia e prognosi sfavorevole. La scoperta apre la strada a nuove strategie terapeutiche mirate con lo scopo di migliorare la sopravvivenza dei pazienti. Lo studio, pubblicato sulla rivista Cancer Research, è stato condotto da Pasqualino De Antonellis, ricercatore del Dipartimento di Medicina Molecolare e Biotecnologie Mediche dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, in collaborazione con il Baylor College of Medicine (USA) e il SickKids Research Institute (Canada).
La ricerca ha individuato nell’anidrasi carbonica 4 (CA4), enzima coinvolto nella regolazione del pH extracellulare, un potenziale bersaglio farmacologico. I ricercatori hanno osservato che l’iperespressione di CA4 favorisce la sopravvivenza delle cellule tumorali e ne riduce la risposta alle radiazioni. Al contrario, la sua inibizione rende i tumori più sensibili alla radioterapia, con una significativa riduzione delle recidive e un aumento della sopravvivenza nei modelli preclinici.
Un aspetto particolarmente rilevante dello studio è l’utilizzo dell’acetazolamide (ACTZ), un farmaco già approvato dalla FDA e comunemente impiegato in neurologia pediatrica per il trattamento dell’ipertensione endocranica. In questo contesto, l’ACTZ viene riproposto (drug-repurposing) come potenziale radiosensibilizzante per il trattamento del medulloblastoma di Gruppo 3 ad alta espressione di CA4. I risultati ottenuti dimostrano che la combinazione di ACTZ e radioterapia produce effetti promettenti nei modelli preclinici derivati da pazienti (PDX), caratterizzati da elevata espressione di CA4, con una riduzione dei geni associati alla recidiva tumorale e un rallentamento della crescita del tumore. Al contrario, nei modelli con bassa espressione di CA4, il beneficio del trattamento è risultato limitato, evidenziando l’importanza di una stratificazione molecolare dei pazienti.
Questa scoperta apre interessanti prospettive cliniche, con potenziali ricadute immediate. L’impiego dell’ACTZ in un nuovo contesto terapeutico rappresenta infatti un esempio di riposizionamento razionale di un farmaco già approvato, con la concreta possibilità di una rapida applicazione clinica in un’area, come quella del medulloblastoma recidivante, in cui le opzioni terapeutiche sono attualmente molto limitate. In questa direzione, i ricercatori stanno valutando l’avvio di studi clinici mirati per verificare se l’ACTZ possa potenziare l’efficacia della radioterapia nei bambini affetti da medulloblastoma di Gruppo 3 che presentano alti livelli del gene CA4.
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