Intervento del Presidente Mattarella all'Università di Roma Sapienza

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Dall'intervento del Intervento del Presidente della Repubblica all'Università di Roma Sapienza il 16 maggio 2024 in occasione di un evento.

‘… una lettera che è stata pubblicata da alcune agenzie di stampa e su alcuni quotidiani, mi ha sollecitato a non rinchiudermi in quella che è stata definita la "torre d'avorio" del Rettorato. Venendo ho visto un cartello che sostanzialmente mi chiedeva cosa penso di quanto avviene a Gaza ed è quello che si registra in diversi atenei in questo momento.

Non voglio lasciare questa domanda senza risposta. Il nodo è la questione della pace in Medio Oriente, del diritto all'esistenza in sicurezza di Israele, dei diritti del popolo palestinese e, tra questi diritti, quello di avere uno Stato in cui riconoscersi.

È una questione che la comunità internazionale avverte con grande preoccupazione e non da oggi. E non soltanto da quando l'assassino di tante persone inermi ad opera di Hamas ha innescato una spirale di spaventosa violenza.

Quel che penso su quanto avviene a Gaza l'ho detto pubblicamente, e non in circostanze fortuite o informali, ma in occasioni pienamente significative, come nell'intervento che ho fatto otto giorni fa all'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. O con la lettera che, l'altro ieri, ho inviato per la festa di quella repubblica, al Presidente della Repubblica di Israele, reiterando la richiesta di un immediato cessate il fuoco.

Tutto quel che riguarda la dignità delle persone, di ogni persona, la loro libertà, l'esigenza di rispettare il diritto umanitario è indicato nella nostra Costituzione ed è quindi doveroso per la Repubblica italiana.

Questo vale in ogni direzione. Vale per le popolazioni civili, tra cui i bambini, anziani. Come per Gaza, come per il popolo palestinese, con migliaia di vittime, con molti orfani, con un gran numero di persone senza casa.

Vale per i ragazzi e le ragazze uccise e stuprate mentre ascoltavano musica in un rave, il 7 ottobre dell'anno passato in Israele. Vale pensando ai bambini sgozzati quel giorno. Vale per il rapper condannato all'impiccagione perché ha diffuso una canzone sgradita al regime del suo Paese, l'Iran. Vale per Mahsa Amini e per le tante ragazze iraniane che, come lei e dopo di lei, sono state incarcerate, torturate, sovente uccise, per il rifiuto di indossare il velo, o perché non lo indossavano bene,

Vale per le ragazze cui è proibito frequentare l'università e addirittura la scuola come avviene in Afghanistan.

Per la nostra Repubblica, tutte le violazioni dei diritti umani vanno denunciate e contrastate. Tutte, ovunque, sempre, perché la dignità umana, la rivendicazione della libertà, la condanna della sopraffazione, il rifiuto della brutale violenza non cambiano valore a seconda dei territori, a seconda dei confini tra gli Stati, a seconda delle relazioni internazionali tra parti politiche o movimenti.

Questa consapevolezza viene avvertita fortemente nelle università e in chi le frequenta, perché ne costituisce patrimonio, perché da un millennio le università sono la sede del libero dibattito, della libertà di critica, talvolta anche del dissenso dal potere'.

 

(da www.quirinale.it)


Redazione

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