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Università, 50 milioni per l'accesso a Medicina e Veterinaria

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Cinquanta milioni di euro per sostenere la riforma dell'accesso ai corsi di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. La ministra dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini ha firmato il decreto di riparto del finanziamento destinato a 44 atenei statali che nella loro offerta formativa hanno corsi di laurea magistrale in questi ambiti. Le risorse sono destinate a sostenere le attività e i servizi rivolti agli studenti nell'ambito del nuovo sistema del semestre aperto.

Il finanziamento rappresenta un investimento significativo per ampliare l'accesso alla formazione medica. Per l'anno accademico in corso sono disponibili 24.026 posti, con un incremento significativo di 3.002 unità rispetto al 2024/2025, dato che testimonia l'ampliamento dell'offerta formativa nell'ambito medico e veterinario.

Le risorse sono articolate in tre componenti: una quota standard di 11 milioni di euro, distribuita in misura uguale con 250.000 euro per ciascun ateneo; una quota variabile di 30 milioni, assegnata in base al numero degli studenti iscritti al semestre aperto; una quota di 9 milioni attribuita in relazione all'aumento dei posti disponibili nel corso di Medicina e Chirurgia in lingua italiana per l'anno accademico 2025/2026 rispetto al precedente.

L'università che riceve il maggior finanziamento è La Sapienza con 3,982 milioni di euro, seguita da Federico II con 2,85 milioni, Bologna con 2,395 milioni, e a seguire Milano, Padova e Tor Vergata.

Nei prossimi giorni circa 60 mila studenti saranno coinvolti nel primo e nel secondo appello, rispettivamente il 20 novembre e il 10 dicembre, per i tre esami previsti sul territorio nazionale: Chimica e propedeutica biochimica, Fisica e Biologia, ognuno dei quali attribuisce 6 crediti formativi, per un totale di 18 Cfu. Il superamento di tutti e tre gli esami è necessario per entrare nella graduatoria nazionale di ammissione al secondo semestre e, in base al punteggio ottenuto, accedere a una delle dieci sedi prescelte.

Sul fronte della frequenza, il Ministero ha chiarito che la soglia minima a livello nazionale per potersi iscrivere alle prove è del 51% di presenze. In alcuni atenei è stato stabilito un tetto ancora più alto. Se la soglia non è stata raggiunta, lo studente potrà comunque sostenere l'esame dopo aver svolto le attività di recupero organizzate dall'ateneo, qualora ritenute necessarie. In caso contrario, potrà accedere agli esami senza ulteriori vincoli.


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