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La dissipazione di energia e i terremoti ai Campi Flegrei

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Un recente studio pubblicato su Nature Communications Earth & Environment, condotto dal gruppo di ricerca del Dipartimento di Fisica “E. Pancini” dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, in collaborazione con Titouan Muzellec (Dottorato all’Università di Napoli Federico II ed attualmente all’Università di Vienna) e Giulio Di Toro (Università di Padova), ha fornito nuove risposte al perché i terremoti dei Campi Flegrei, pur essendo frequenti, restano di intensità moderata.

I ricercatori, guidati da Sahar Nazeri e Aldo Zollo, hanno scoperto che gran parte dell’energia sismica non si trasforma in onde che scuotono il terreno, ma si dissipa in calore e fratture delle rocce. Questa “inefficienza energetica” agisce come un freno naturale che limita la crescita dei terremoti e ne riduce la magnitudo.

La caldera dei Campi Flegrei, una delle aree vulcaniche più complesse e popolate del mondo, mostra da anni un’attività bradisismica costante: dal 2011 il suolo si è sollevato di oltre 1,5 metri e si sono registrati più di 12.000 piccoli terremoti, mai superiori alla magnitudo 4.6.

Analizzando 56 eventi sismici tra il 2020 e il 2025 con dati di diverse reti sismiche (INGV, RAN e ISNet), lo studio ha stimato che meno del 10% dell’energia rilasciata viene convertita in onde sismiche. Il resto si disperde sotto forma di attrito, riscaldamento e fratturazione a bassa profondità (2–4 km).

Un risultato interessante riguarda il legame inverso tra stress e velocità di rottura: quando lo stress rilasciato è maggiore, la frattura si propaga più lentamente. Questo accade perché le rocce flegree, già fragili o attraversate da fluidi, assorbono parte dell’energia, rallentando la crescita del terremoto.

Secondo gli autori, i Campi Flegrei dispongono quindi di un meccanismo interno di autoregolazione che tende a mantenere i sismi di piccola o media entità. Tuttavia, questo non elimina il rischio: la presenza di faglie attive e l’elevata densità abitativa dell’area richiedono monitoraggio costante e misure di prevenzione.

Lo studio sottolinea l’importanza di integrare i dati sismologici, geodetici e strutturali per migliorare la valutazione in tempo reale del rischio e la gestione delle crisi vulcano-sismiche.
Come afferma Zollo, comprendere come l’energia sismica si dissipa non è solo una sfida scientifica, ma anche una questione di sicurezza sociale, utile per ridurre l’impatto dei terremoti sugli edifici e sulla popolazione.

Riferimento dello studio

Nazeri, S., Zollo, A., Muzellec, T., & Di Toro, G. (2025). Earthquake rupture velocity and stress drop interaction in the Campi Flegrei volcanic caldera.
Nature Communications Earth & Environment, 6, 875. https://doi.org/10.1038/s43247-025-02808-x

 


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