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Infiammazione intestinale e malattie neurodegenerative

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Un recente studio, pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Alzheimer’s & Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association, approfondisce i meccanismi che collegano le patologie infiammatorie intestinali allo sviluppo di malattie neurodegenerative, come la malattia di Alzheimer. Il lavoro è il risultato dell’impegno attivo del Dipartimento di Farmacia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II nella ricerca biomedica internazionale e deriva dalla collaborazione con cinque prestigiosi atenei italiani nello studio dei meccanismi potenzialmente coinvolti nell’insorgenza delle malattie neurodegenerative.

La ricerca esplora l’asse intestino-cervello, un ambito emergente che indaga i complessi legami tra l’equilibrio intestinale e le funzioni cerebrali. In questo studio, sono stati approfonditi i meccanismi attraverso cui l’infiammazione periferica, come quella del colon, può alterare la dinamica dei fluidi cerebrali e compromettere il corretto funzionamento del sistema glinfatico, un sistema di “pulizia” del cervello responsabile dell’eliminazione delle scorie metaboliche cerebrali durante le ore notturne di sonno.

Attraverso l’utilizzo di tecniche avanzate di risonanza magnetica e spettroscopia in vivo su modelli animali, è stato dimostrato che un singolo evento infiammatorio periferico può alterare i ritmi biologici cerebrali e ostacolare la rimozione dei rifiuti metabolici, compromettendo la connessione e la comunicazione tra i neuroni.

Questi risultati indicano che un processo infiammatorio intestinale può innescare alterazioni cerebrali sottili (sinaptopatie), ma significative che, se non compensate, possono rappresentare eventi precoci potenzialmente coinvolti nei processi che, nel lungo periodo, possono favorire lo sviluppo di patologie neurodegenerative.

Tra i ricercatori coinvolti Rosaria Meli e Giuseppina Mattace Raso del Dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II, che hanno contribuito in modo significativo alla realizzazione del lavoro. Coordinato dalla professoressa Carla Ghelardini, il progetto si è avvalso soprattutto del contributo della professoressa Cristina Lanni dell’Università di Pavia ed ha coinvolto diversi laboratori italiani: oltre al Dipartimento di Farmacia della Federico II, hanno partecipato Lorenzo di Cesare Mannelli (Università di Firenze), Anna Pittaluga (Università di Genova) e Luigia Trabace (Università di Foggia). La collaborazione è stata realizzata grazie al sostegno dell’Alzheimer’s Association statunitense e di fondi nazionali PRIN.

Lo studio apre nuove prospettive di ricerca e suggerisce che mantenere efficiente il sistema glinfatico, responsabile dello smaltimento delle scorie cerebrali, potrebbe rappresentare un obiettivo terapeutico per limitare le alterazioni cerebrali associati alle malattie infiammatorie intestinali e prevenire l’insorgenza di comorbilità neurologiche; da un punto di vista traslazionale questo studio permetterà di individuare precocemente i soggetti più a rischio nello sviluppo di disturbi centrali e sviluppare strategie preventive mirate.

 


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