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Come fanno le persone comuni a comprendere le informazioni scientifiche?

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La ricerca sul microbioma realizzata dagli psicologi sociali, Ida Galli e Roberto Fasanelli, coinvolti nella Task Force dell'Università Federico II per gli Studi sul Microbioma (www.tfm.unina.it) ha analizzato quei particolari processi psicosociali che operano nella trasformazione dell'informazione scientifica in saperi del senso comune (intesi come griglie predittive dei comportamenti), a partire dall'analisi delle modalità cognitivo-affettive, attraverso le quali le persone si relazionano con un evento nuovo, disturbante, correlato a specifiche conoscenze scientifiche. I risultati ottenuti sono stati pubblicati da una importante rivista scientifica di settore.

"Credo che il significato e l'importanza del microbioma per l'uomo non sia ancora completamente chiaro, soprattutto nel contesto sociale italiano. La comprensione di come gli individui elaborino le informazioni sull'argomento può avere risvolti molto importanti sia dal punto di vista squisitamente sociale sia nella prospettiva di reclutamento di soggetti per studi clinici che hanno il microbioma tra i target di intervento o di osservazione" – il commento del professore Danilo Ercolini, Responsabile Scientifico della Task Force d'Ateneo sul Microbioma.

Nonostante la proliferazione delle pubblicazioni sul tema, nella letteratura internazionale mancano contributi squisitamente psicosociali sulle implicazioni cognitivo-affettive associate alla conoscenza del microbioma umano. In altre parole, non esistono studi dedicati alle rappresentazioni co-costruite e circolanti nella nostra società relative a questo importantissimo oggetto d'indagine. Si tratta dunque di quella particolare modalità di costruzione della conoscenza sociale che Serge Moscovici ha definito Rappresentazioni sociali. La conoscenza sociale, a suo avviso, si costruisce a partire da due risorse distinte: le concezioni che accettiamo come vere, senza averne avuto alcuna esperienza diretta, o le concezioni totalmente originate dalla nostra esperienza diretta. Tuttavia, sappiamo che la conoscenza di "seconda mano", quella socialmente mediata, è necessaria per chiarirci alcuni concetti o idee. Proprio a questo tipo di conoscenza le persone fanno ricorso allorché si pongono interrogativi quali: I vaccini sono veramente utili o nocivi? Le variazioni climatiche sono "punizioni divine", o la conseguenza di un comportamento umano irresponsabile? Gli organismi geneticamente modificati (OGM) sono da considerarsi il più grande esperimento eugenetico della nostra storia, o semplicemente un metodo utile per salvare alcune piante dall'estinzione? Il Covid-19 è stato creato in un laboratorio cinese, o è l'evoluzione naturale di un virus zoonotico trasmesso da un animale selvatico?

La ricerca sul microbioma sfida convinzioni e dogmi consolidati, aprendo uno degli scenari di studio più promettenti degli ultimi decenni, come dimostrano chiaramente i numerosi riferimenti presenti in letteratura. Gran parte di queste indagini si sono concentrate esclusivamente sulla salute individuale, prestando una scarsa attenzione alle implicazioni che le conoscenze accumulate hanno per la salute pubblica, o per le loro conseguenze sui comportamenti umani. A partire dallo studio delle dimensioni etiche, legali e sociali, della ricerca sul microbioma umano alcuni ricercatori hanno mostrato le prospettive relative alla sua traduzione in pratiche collettive, concentrandosi in particolare sulle implicazioni per la promozione della salute.

La pubblicazione: Galli, I., & Fasanelli, R. (2020) Public Understanding of Science and Common Sense: Social representations of the human microbiome among the expert and non-expert public. Health Psychology Open. 7(1), 1-14. https://doi.org/10.1177/205510292091323


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