Villa Ferretti
Villa Ferretti
di Rosa Sessa
Villa Ferretti, attuale sede del Centro di alta formazione sull’Umanistica digitale, è un edificio che racconta molte storie legate non solo alla sua stessa struttura e al parco che la circonda, ma anche alle molteplici realtà che caratterizzano il territorio in cui si erge. Da un’origine ottocentesca legata alla vocazione mercantile e di cantieristica navale dei golfi di Pozzuoli e Napoli, passando per un buio periodo di degrado sotto il controllo di organizzazioni criminali locali, la villa è oggi luminosa testimonianza di riscatto sociale, politico e culturale: le sue attuali finalità sono tutte rivolte alla fruizione pubblica del parco e alla ricerca e sperimentazione scientifica, tra cui quella innovativa e all’avanguardia dell’archeologia subacquea, disciplina votata alla conoscenza e alla protezione dell’incredibile patrimonio sommerso dell’antica Baia.
La posizione di Villa Ferretti non potrebbe essere più scenografica: il palazzo sorge infatti a ridosso della linea di costa al confine con l’area marina protetta (il Parco Archeologico Sommerso di Baia istituito nel 2002), circondato da un giardino di 1,5 ettari alle pendici del promontorio su cui sorge il Castello aragonese (fine XV secolo). Resti archeologici in opus reticulatum di una domus patrizia di età imperiale, forse appartenuta al politico e militare romano Cornelio Dolabella, sono visibili sia all’interno della villa che tra la vegetazione del parco.
L’architettura della villa ha un’origine tardo-ottocentesca: l’analisi di fotografie d’epoca mostra in suo luogo una preesistenza rurale, probabilmente un’umile casa di pescatori con la tipica scala a collo d’oca in facciata. Questa struttura è sostituita al volgere del secolo dalla ben più ricca ed elegante residenza estiva con parco e spiaggia privata della famiglia Ferretti, armatori d’origine genovese e imprenditori di fama internazionale, proprietari proprio a Baia di diverse aree e beni: dai cantieri navali, alle residenze, sino al cosiddetto Tempio di Venere, l’aula termale ottagonale che domina il porticciolo del borgo costiero.
L’edificio di Villa Ferretti è costruito in tufo giallo locale su due livelli, uno quota mare e uno quota parco. Un volume finestrato, a mo’ di torrino, dà accesso al terrazzo di copertura. I prospetti intonacati in rosso pompeiano sono caratterizzati da elementi architettonici bianchi in un sobrio stile neoclassico, come lesene, cornici e le due logge voltate del pian terreno. Il corpo principale è ampliato con l’aggiunta di nuovi volumi nel corso del Novecento per una superficie totale che raggiunge circa 150 mq per livello, senza tuttavia alterare il carattere di villa di loisir che si apre sul panorama del golfo flegreo con le due ampie aperture ad arco poste a pochi passi dal mare.
Nel 1977 Luisa Ferretti, erede della famiglia di proprietari, vende il bene ad Antonio Barbato, il quale lo lascia in condizioni di abbandono e degrado. La villa è poi acquistata nel giugno del 1990 per 223 milioni di lire a un boss di camorra, che ne fa il campo base del clan attivo nei territori di Bacoli, Monte di Procida e Scampia. Il bene è infine sequestrato nel 1995 dalla Procura Antimafia e confiscato due anni dopo dallo Stato, che lo trasferisce il 24 ottobre del 2003 al patrimonio del Comune di Bacoli. Nella nota di consegna dell’Agenzia del Demanio, l’edificio e l’annesso parco sono destinati a «finalità socio-culturali», come «biblioteca, centro culturale polivalente ad indirizzo musicale espositivo, sala conferenze e/o congressi, attività archeologiche subacquee in collegamento con il costituendo Parco Archeologico sommerso di Baia».
Nel 2016 la spiaggia e il giardino, usato per anni come parcheggio abusivo, diventano un parco aperto al pubblico e volto a ospitare eventi e manifestazioni culturali: a tale scopo sono costruiti in posizione panoramica un palco circolare e una cavea le cui gradonate poggiano sul naturale declivio della collina e sono rivolte a nord, verso il mare.
Dopo l’accesso a finanziamenti regionali ed europei volti a supportare i lavori di recupero e restauro – ma anche dopo gravi ritardi, incuria e furti –, nel marzo del 2022 il Sindaco di Bacoli Josi Gerardo Della Ragione firma con il Rettore Matteo Lorito un protocollo d’intesa in cui il Comune cede gratuitamente e per 99 anni Villa Ferretti all’Università di Napoli Federico II. Le attività accademiche sono inaugurate nello stesso anno.
Il parco di Villa Ferretti è oggi al centro di un’appassionata progettualità futura: l’amministrazione del Sindaco Della Ragione e della Vicesindaco Illiano ha avuto accesso ai finanziamenti del PON Legalità e dell’iniziativa del Senato della Repubblica per i Comuni d’Eccellenza per continuare a investigare il patrimonio archeologico presente in situ. Il tratto costiero su cui insiste il giardino rappresenta infatti un unicum archeologico di eccezionale interesse non solo storico-artistico, ma anche paesaggistico: il segmento costiero terra-mare di Villa Ferretti è l’unico caso di continuità archeologica sommersa-emersa in Italia, fondamentale per la ricostruzione degli ambienti della villa romana ma anche per la più ampia conoscenza dell’antica Baia.
I resti della domus di Dolabella raccontano infatti di una spettacolare residenza terrazzata su più livelli, dalle pendici della collina fino al mare, con una vista rivolta verso il golfo di Pozzuoli che abbraccia il profilo del Vesuvio e arriva fino all’isola di Capri. Il ritrovamento di resti di decorazioni (tra cui il mascherone di una fontana) può solo lasciar supporre la raffinatezza delle strutture e degli apparati ornamentali ancora tutti da scavare e studiare. Il progetto prevede quindi lo scavo, il consolidamento, la messa in sicurezza, la ripiantumazione e il percorso di fruizione dell’area archeologica del parco.
Dal volume "Passeggiando per la Federico II" (seconda edizione aggiornata) a cura di Alessandro Castagnaro - fotografie di Roberto Fellicò - FedOAPress